domenica 27 settembre 2009

La ricetta della motivazione

Nel corso di questo viaggio alla scoperta delle nostre potenzialità ho più volte fatto riferimento all’importanza degli stati d’animo. Ho spiegato come il tipo e la qualità delle azioni che compiamo dipenda esclusivamente dallo stato d’animo nel quale ci troviamo.

Facciamo un esempio: se in questo momento ti telefona un amico e ti chiede di accompagnarlo a fare un servizio, la tua risposta (e quindi l’azione che intraprenderai) dipenderà esclusivamente dallo stato d’animo nel quale ti trovi (o dallo stato d’animo che il tuo amico riesce ad indurti). Così se ti senti stanco gli risponderai che “non ce la fai ad accompagnarlo perché hai bisogno di riposarti”. Se invece sei stato tutto il giorno in casa e sei nella condizione di chi non vede l’ora di prendere un po’ d’aria, gli chiederai di “passarti a prendere il prima possibile”. Oppure potresti ricordarti di essere in debito verso il tuo amico e quindi la sua richiesta potrebbe indurti uno stato d’animo di accondiscendenza che ti spingerebbe ad accettare l’invito, anche qualora dovessi sentirti stanco. Oppure potresti essere preoccupato per questioni che nulla hanno a che vedere col tuo amico e allora potresti chiedergli di “rimandare l’impegno di qualche ora”, quando avrai avuto modo di risolvere le questioni che ti preoccupano. Come vedi di fronte ad una sollecitazione esterna (come può essere l’invito di un amico), la tua risposta e l’azione che ne consegue (accettare, rifiutare, rimandare …) non è prestabilita, ma dipende dal tuo stato d’animo, ossia dalla condizione psicologica nella quale ti trovi.

In generale quindi, il tuo stato d’animo condiziona il tipo di azione che intraprendi e, ovviamente, la qualità di quella azione.

Ma cosa c’entra questa osservazione con il discorso sugli obiettivi che abbiamo affrontato negli ultimi post? Semplice! Se hai seguito tutte le istruzioni descritte nei post degli ultimi mesi, è probabile che tu abbia notato come la difficoltà più grande non sia riuscire a trovare il tempo per stabilire i tuoi obiettivi o per definire una strategia. E non è nemmeno tanto difficile mettere in pratica i primi passi di quella strategia, soprattutto nei primi giorni, quando l’euforia e l’entusiasmo sono ancora in circolo nel tuo organismo. La difficoltà vera sta nel perseverare, cioè nell’agire in modo costante e metodico al fine di attuare tutti i passi della strategia e raggiungere il risultato finale.

Puntiamo quindi a trovare una formula che ci consenta di agire con costanza ed efficacia, giorno per giorno, in modo da perseguire le nostre mete fino in fondo. Ma poco fa ti ho appena ricordato come la qualità e il tipo di azione che intraprendi dipendano esclusivamente dallo stato d’animo nel quale ti trovi. E allora quando diciamo che abbiamo bisogno di una formula che ci consenta di agire in modo costante ed efficace, stiamo dicendo più precisamente che abbiamo bisogno di trovare un sistema che ci consenta di creare il giusto stato d’animo che ci spinge a dedicarci con passione al nostro obiettivo. E questa formula deve essere ripetibile, cioè deve permetterci di ricreare quello stato d’animo tutte le volte che lo desideriamo. Per inciso, lo stato d’animo che ci spinge a dedicarci al nostro obiettivo ha un nome preciso e si chiama “motivazione”.

Chiediamoci quindi: cosa ci spinge ad essere motivati e come possiamo fare in modo di motivarci costantemente? In effetti la principale causa per cui le persone non riescono a raggiungere i propri obiettivi, è la perdita della motivazione.

Facciamo un esempio. Supponi di essere in sovrappeso. Una bella mattina ti guardi allo specchio e noti quanto è cresciuta la tua pancia. Ti sposti di profilo e noti quanto è orrendo quello “zaino” che sporge in avanti. Poi pensi che se continui così farai fatica a salire le scale. Ad un certo punto esclami: “basta, adesso devo dimagrire!”. Complimenti: hai trovato una motivazione, cioè sei riuscito a produrre in te lo stato d’animo che ti spinge a metterti a dieta.
E così inizi la tua dieta e il primo giorno non sgarri di un grammo; il secondo giorno però ti concedi un dolcetto; al terzo giorno hai già dimenticato il fastidio che ti procurava la tua immagine allo specchio e torni a mangiare normalmente; il quarto giorno, innervosito dal fatto che hai perso la tua sfida, mangi il doppio del giorno prima. Perché hai fallito? Semplicemente perché hai perso le motivazioni, cioè non sei più riuscito a riprodurre quello stato d’animo che ti spingeva a mangiare di meno. E ti chiedo ancora: ma perché hai perso le motivazioni? Cosa ha fatto in modo che tu non provassi più quello stato d’animo? La risposta è semplicissima: hai perso le motivazioni perché non ti sei più guardato allo specchio e non lo hai fatto nello stesso modo in cui lo avevi fatto il primo giorno (cioè girandoti di profilo, pensandoti mentre sali le scale affaticato e facendo quella determinata esclamazione).

Uhm, temo di averti confuso un po’. Forse stai pensando che non possa essere così semplice. Allora procediamo per gradi. Seguimi nel discorso.

Innanzitutto nota bene l’espressione che ho usato nel periodo precedente: ho detto “non sei riuscito a riprodurre lo stato d’animo”. Eh già, perché lo stato d’animo è prodotto da noi stessi. Siamo noi che decidiamo di “metterci” in una determinata condizione mentale. E lo facciamo attraverso delle sequenze di pensieri e interpretando gli stimoli esterni.

Nel caso della dieta ho ipotizzato che le motivazioni siano scaturite dalla visione della tua immagine allo specchio e da una serie di pensieri e di azioni che tu hai compiuto: questa sequenza di azioni e pensieri genera uno stato d’animo di disapprovazione per la tua condizione fisica; questo stato d’animo ti crea le motivazioni ad agire: ti vedi brutto, quindi provi dolore. E questo dolore ti dà la forza di agire e di cambiare le cose. Ma – ricorda bene - non è l’immagine in sé che ti induce lo stato d’animo, bensì il significato che tu le attribuisci. Magari ti sei visto cento volte allo specchio nell’ultimo mese, ma non hai mai provato il desiderio di metterti a dieta. Infatti il nostro cervello deve sempre attribuire un significato ad ogni stimolo ricevuto dall’esterno ed è proprio questo significato che ci induce uno stato d’animo. Più volte nei post passati ho spiegato come ogni stato d’animo sia la conseguenza NON di ciò che ci succede, ma del modo in cui interpretiamo ciò che ci succede: in questo post (che ti invito a rileggere) spiegavo come uno stesso stimolo esterno potesse indurci due stati d’animo contrastanti; proprio perché quello stimolo, a seconda della situazione, poteva assumere un significato diverso.

Quindi la nostra immagine allo specchio ad un certo punto ci procura dolore. Verrebbe da chiedersi: “perché tutte le altre volte che mi sono specchiato non ho avvertito lo stesso dolore?” O magari “perché le altre volte provavo un senso di disapprovazione, ma non al punto da spingermi con forza a mettermi a dieta”? Perché evidentemente è accaduto qualcos’altro. Hai ricevuto una particolare sequenza di stimoli esterni ed hai immaginato determinate cose e tale “combinazione di segnali” ha fatto scattare quello stato d’animo. Nel nostro esempio è accaduto che 1) ti sei guardato allo specchio ed hai considerato negativa la tua immagine, 2) ti sei girato di profilo provando maggior disappunto 3) hai riflettuto sulle conseguenze del tuo comportamento immaginandoti mentre salivi le scale affannato 4) la tua voce interna ha esclamato “basta, adesso devo dimagrire!”. E questa sequenza di stimoli è stata sufficiente a procurarti una condizione di motivazione verso la dieta.

L’aspetto meraviglioso della nostra mente è che, se ripetiamo esattamente la sequenza di stimoli che ci ha generato un determinato stato d’animo, proveremo nuovamente quello stesso stato d’animo. Provare per credere!

E’ come se ogni stato d’animo avesse una ricetta ben precisa: se mettiamo gli stessi ingredienti, nelle stesse quantità, otteniamo lo stesso risultato finale.
Allora, tornando ai tuoi obiettivi reali, se sei stato motivato solo per qualche giorno e una bella mattina hai pensato che invece sarebbe stato meglio desistere, evidentemente è successo qualcosa che ha "rotto l'incantesimo". Ma cosa è successo? Semplice! Nei giorni precedenti hai fatto qualcosa che ti ha messo in uno stato d’animo di motivazione e che quindi ti ha permesso di dedicarti al tuo obiettivo. E cosa hai fatto di preciso per ottenere motivazione? Beh questo io non posso saperlo e devi scoprirlo tu. Devi individuare le tue personalissime ricette per riprodurre un certo stato d’animo.

Così la persona a dieta al terzo giorno si arrende perché non ha ripetuto la sequenza che gli dava le giuste motivazioni. E ti assicuro che se anche il terzo giorno si fosse messa davanti allo specchio e avesse ripetuto l’esatta sequenza, sarebbe riuscita a motivarsi come prima.
Ora guardarsi allo specchio ed immaginarsi affaticati per le scale, potrebbe non funzionare per tutti. Perché ognuno di noi ha una precisa strategia per procurarsi una determinata condizione mentale.

Anche tu hai una precisa ricetta per produrre qualsiasi emozione, sensazione e stato d’animo.
Ad esempio ti sei mai chiesto cosa debba accadere affinché tu provi rabbia, ansia, preoccupazione o amore? Ad esempio potresti arrabbiarti quando stai facendo qualcosa di importante ed un tuo familiare fa un rumore insopportabile. Magari non ti arrabbi subito, ma solo dopo aver chiesto al tuo familiare di smettere per 3 o 4 volte, senza aver ottenuto risultato. Magari ti arrabbi quando, dopo aver chiesto 4 volte al tuo familiare di smettere di far rumore, lui per tutta risposta ti manda a quel paese. Sta di fatto che esiste una precisa ricetta di stimoli che devono ripetersi affinché tu provi rabbia. Nell’ordine: 1) un tuo familiare deve fare rumore mentre sei concentrato in qualcosa di importante 2) tu devi invitarlo per 4 volte a piantarla senza ottenere risultato 3) lui deve mandarti a quel paese.
Ora se lui smette di fare rumore quando tu glielo chiedi per la seconda volta, la ricetta non viene portata a termine e tu non hai nessuna ragione per arrabbiarti. Non provi quello stato d’animo perché non sono stati completati tutti i passi della tua personalissima ricetta per produrre rabbia. Ovviamente puoi arrabbiarti in mille altri modi diversi, ma in ogni caso ci sarà sempre un determinata sequenza di stimoli esterni e di pensieri che ti produrranno quella condizione mentale.

Allora capisci che se vuoi acquisire costanza nel fare una cosa, devi capire qual è la ricetta che ti motiva a fare quella determinata cosa. E anche se in un certo momento sei stanco, o depresso o preoccupato, ti basterà ripetere quella sequenza di stimoli e pensieri (cioè la tua ricetta) per riguadagnare istantaneamente la tua motivazione.

Nei prossimi post ti spiegherò perché il nostro cervello, sollecitato da una stessa sequenza di stimoli, risponde rigenerando gli stessi stati d’animo. Inoltre vedremo in dettaglio la natura di questi stimoli e come combinarli tra loro nel modo migliore.

Intanto un esercizio eccellente è cercare di scoprire cosa deve accadere per provare motivazione verso un obiettivo. Basta che tu ti chieda: quando quella volta ho lavorato con entusiasmo al mio progetto, cosa è successo? Ho visto, udito o sentito qualcosa? O fatto determinati pensieri? Come ho combinato tra loro stimoli esterni ed interni? Ed anche: quali erano le submodalità dei miei stimoli interni?

Io per esempio ho una precisa strategia per indurmi lo stato d’animo che mi consente di scrivere un post su questo blog. Infatti non sempre ho voglia di scrivere un post, magari perché sono stanco dopo una giornata lavoro o perché sto facendo qualcosa di diverso che mi appassiona. Ma so come trovare istantaneamente il desiderio di scrivere: e quando voglio indurmi questo desiderio apro la mia casella di posta elettronica e rileggo una delle tante mail di lettori che mi ringraziano per le cose che scrivo. Ciò mi fa provare gioia, ma spesso non è sufficiente. Allora leggo i commenti scritti in risposta ai miei post. Ciò aumenta ancora il senso di gioia e gratitudine, ma non è sufficiente a motivarmi. Allora vedo la data dell’ultimo post e conto i giorni che sono passati dall’ultimo argomento che ho trattato. E quando noto che sono passati parecchi giorni, inizia a nascere in me la tentazione di scrivere qualcosa di nuovo… Ma potrebbe non essere ancora sufficiente. E allora immagino due o trecento persone che da una settimana si collegano sul mio blog e notano dispiaciuti che non è stato ancora aggiornato. E allora quest’ultimo pensiero mi crea una forte motivazione che mi fa precipitare sulla tastiera del computer. E badate: non mi metto a scrivere a malincuore! La ricetta precisa che applico mi genera un'enorme gioia, sapendo che parlerò di un nuovo argomento che potrà essere di aiuto a tante persone. Non mi sto forzando, non sto applicando la forza di volontà. Lo farei se scrivessi un post mentre mi trovo in uno stato d’animo che mi spinge a fare qualcos’altro (ad esempio guardare la TV o uscire con gli amici). Ma io applico una ricetta precisa, con ingredienti precisi (leggere le mail, i commenti, contare i giorni dall’ultimo post, infine immaginare tante persone deluse che aspettano un nuovo argomento) che mi fa desiderare veramente di scrivere qualcosa. Quindi l’azione che scaturisce da questo stato d’animo diventa piacevole e gratificante.

P.S.: ho parlato di 200-300 persone perché, dalle statistiche del sito, è questo il numero di lettori affezionati che si collega almeno una volta alla settimana sul mio blog. E di questa fiducia, ovviamente, vi ringrazio con tutto il cuore.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao Francesco, mi dai un tua e-mail per chiederti una cosa...

Franceswco LA PENNA

Cristina Khay ha detto...

Grazie, è veramente un faro nella nebbia il tuo... ti porterò da me, linkandoti, ovvio :)
Ciao

Cristina Khay

http://cristinakhayblog.splinder.com