giovedì 30 luglio 2009

Elenco delle submodalità

Nel prossimo post vedremo come cambiare una convinzione limitante modificando le submodalità della nostra convinzione. In questo post farò un elenco completo delle submodalità visive, uditive e cinestesiche in modo da averle sempre a portata di mano per gli esercizi futuri. Questo post va quindi "salvato" perché ti servirà ogni volta che ti chiederò di verificare quali sono le submodalità associate alla tue rappresentazione interne: a tal fine ti basterà scorrere l'elenco riportato più avanti per avere un quadro completo delle caratteristiche di cui devi tener conto.

Ne approfitto anche per ricapitolare i concetti fondamentali su cui si fonda la PNL. Ogni persona porta con sé un bagaglio enorme di informazioni. Possiamo considerarle il software installato nel nostro cervello. Tali informazioni sono memorizzate sotto forma di immagini, suoni o sensazioni. Ogni immagine, suono o sensazione ha determinate proprietà (dette appunto submodalità). Ad esempio un‘immagine potrebbe essere grande o piccola, sfocata o nitida; un suono potrebbe avere un volume alto o basso, una sensazione potrebbe essere più o meno intensa. Parliamo di submodalità visive quando ci riferiamo alle caratteristiche delle immagini, uditive quando ci riferiamo alle caratteristiche dei suoni e cinestesiche quando ci riferiamo alle caratteristiche delle sensazioni.
Sono proprio le submodalità di immagini, suoni e sensazioni archiviate nel nostro cervello che ci fanno comportare in un certo modo o che ci fanno provare paura o che ci trasmettono una forte convinzione in merito a qualcosa. In altre parole una paura, una convinzione, un valore, un dubbio, una naturale propensione verso qualcosa o un’avversione verso un’altra, un sentimento, una passione… ogni aspetto che caratterizza il genere umano è tale perché esistono delle informazioni memorizzate nel cervello dell'individuo che hanno determinate caratteristiche dette submodalità.

Ad esempio le cose che ci piacciono sono solitamente rappresentante mediante immagini mentali grandi, con colori vividi e luminosi. Le cose che disgustiamo potrebbero essere rappresentate con immagini piccole in toni di grigio. Uso il condizionale perché in tema di submodalità non è possibile fare generalizzazioni: ogni persona ha il suo sistema di rappresentazioni.

Con la PNL non facciamo altro che agire su tali submodalità, sostituendole con altre in modo da modificare il significato dell’informazione. E’ proprio cambiando le caratteristiche delle nostre rappresentazioni interne che possiamo trasformare qualcosa che ci fa paura in qualcosa che ci è indifferente o qualcosa che ci dà fastidio in qualcosa che ci procura piacere.

Ecco di seguito l’elenco delle submodalità che useremo per tutti gli esercizi futuri.

Submodalità visive (immagini)

Dimensione
Colore o bianco e nero
Posizione nel campo visivo (sopra o sotto, in alto a destra, a sinistra, in basso etc...)
Distanza dall’immagine
Contrasto
Luminosità
Associazione o dissociazione (se vivo l’esperienza in prima persona o vedo la mia figura come un osservatore esterno)
Film, immagine fissa o sequenza di diapositive
Messa a fuoco
Velocità
Durata
Tridimensionalità o immagini in due dimensioni
Presenza di sfondi definiti o di figure in primo piano
Immagini panoramiche o zoom di particolari
Provenienza e direzione della luce
Prospettiva (punto di veduta)
Saturazione dei colori
Inclinazione
Quantità di immagini
Rapporti tra le dimensioni
Lampeggiamenti
Tutte le altre submodalità che sei in grado di riconoscere e isolare

Submodalità uditive (suoni)

Volume
Ritmo (regolare, irregolare)
Timbro
Provenienza del suono (da destra, da sinistra, dall’alto)
Suono lontano o vicino, smorzato, ovattato, chiaro, forte etc.
Durata
Cadenza
Frequenza
Suono continuo o interrotto
Suono associato o dissociato
Suono digitale (parole)
Fonte esterna o interna
Risonanza, eco, mono o stereo
Tutte le altre submodalità che sei in grado di riconoscere e isolare

Submodalità cinestesiche (sensazioni)

Intensità
Pressione
Localizzazione sul corpo della sensazione
Frequenza
Temperatura (caldo, freddo)
Tensione muscolare
Direzione della sensazione
Tutte le altre submodalità che sei in grado di riconoscere e isolare

domenica 26 luglio 2009

Liberarsi di una convinzione limitante

Se ci rendiamo conto che una convinzione ci limita possiamo decidere di avviare un processo che ci consenta di smontare quella convinzione e magari di sostituirla con una che riteniamo più funzionale.
Non bisogna avere paura nell’acquisire nuove convinzioni potenzianti e nel liberarsi di quelle limitanti. Superare i propri limiti e acquisire nuovi strumenti che ci danno potere può solo avere effetti positivi sulla nostra vita. Sarà la nostra ragione a suggerirci quali convinzioni rappresentano per noi un ostacolo e devono quindi essere sostituite.

Se hai sempre sognato di dipingere un quadro, ma fin dall’infanzia ti sei convinto (o ti hanno convinto) di essere negato per il disegno, probabilmente non hai mai avuto il coraggio di acquistare un manuale di pittura. A che serve cimentarsi in qualcosa per la quale sei convinto di essere negato? E’ evidente che in una situazione del genere ciò che ti ha impedito di imparare a dipingere è stata proprio quella convinzione limitante.

Bisogna imparare a dare il giusto ordine alle cose: a volte pensiamo di essere fatti in un certo modo e ci convinciamo che quel nostro modo di essere può o non può permetterci di fare certe cose. In realtà, nella maggior parte di queste situazioni, la causa andrebbe invertita con l'effetto: è la nostra convinzione di potere o non poter fare una certa cosa che ci fa comportare in quel modo (che è un modo coerente con la nostra credenza limitante).

Ma torniamo alla convinzione sulle nostre limitate capacità artistiche. Cosa succederà quando inizierai a credere di poter imparare a dipingere? Ovviamente non dipingerai come il Caravaggio dopo pochi minuti, ma intanto avrai “aperto” la tua mente di fronte ad un argomento verso il quale era rimasta completamente chiusa. Se fino a quel momento non prendevi assolutamente in considerazione l’idea di frequentare un corso di pittura, ora, nel dubbio (o nella convinzione) di poter riuscire ad imparare, potresti fare una valutazione diversa. E non è questa una nuova risorsa che la tua mente ti mette a disposizione, semplicemente dopo aver cambiato la tua convinzione? Ma la tua mente potrebbe consentirti l’accesso a tante altre risorse: potrebbe raccogliere altre informazioni e rielaborarle, potrebbe darti gli stimoli e la concentrazione giusta per riuscire nel tuo scopo; potrebbe darti la forza di perseverare anche di fronte agli eventuali tentativi falliti. Tutto ciò perché è convinta di potercela fare. Ecco le risorse nuove alle quali accederesti cambiando le tue convinzioni: se avessi continuato a credere di non essere portato per la pittura non ti saresti nemmeno concesso il tempo di verificare se esiste un libro per “aspiranti pittori che si considerano negati per la pittura”...

Ma come fare per smontare una convinzione che ci limita? Lo facciamo intervenendo sue due fronti; un primo approccio prevede un’analisi razionale per verificare se effettivamente le cose stanno così come noi crediamo che siano; in un secondo momento interveniamo sulle rappresentazioni interne associate alla nostra credenza: in questo caso ci viene in aiuto la PNL attraverso la manipolazione delle submodalità (leggi i vecchi post per una prima introduzione alla PNL). In realtà anche nel caso dell’analisi razionale non facciamo altro che riconsiderare la nostra credenza da una nuova angolazione e ciò va a modificare la percezione che noi abbiamo di essa, quindi a modificare la nostra rappresentazione interna. Sono pertanto due approcci paralleli che si rinforzano a vicenda.

Prendiamo un foglio di carta sul quale scriveremo la nostra analisi: è fondamentale scrivere, perché ciò ci permette di elaborare meglio le informazioni e di rileggerle nei giorni successivi.
Scrivi la tua credenza limitante, sotto forma di affermazione. Ad esempio “Sono negato per il disegno” oppure “Penso di essere incapace di stringere relazioni con gli altri”…

Le forze che ci spingono a cambiare una situazione sono due: o il dolore che proviamo per la condizione nella quale ci troviamo o il piacere che proveremo una volta raggiunta la nuova condizione (approfondiremo questo argomento in un post futuro).
Cerchiamo quindi di associare dolore alla nostra credenza limitante, in modo da trovare la forza di "rinnegarla". A tal fine poniamoci le seguenti domande e scriviamo le risposte sul nostro foglio:

  • Quanto mi costerà non liberarmi di questa credenza?
  • Quali effetti negativi in termini emotivi, affettivi, economici o fisici potrei riscontrare non liberandomi da questa credenza?

Abbiamo poi bisogno di mettere qualche “candelotto di dinamite” sotto la nostra credenza, in modo da far saltare qualche pilastro e farla crollare. Cerchiamo quindi di scrivere tutto ciò che è in discordanza con la nostra credenza e che può aiutarci a demolirla. Tale compito può essere facilitato rispondendo alle domande seguenti:

  • Da cosa deriva questa mia credenza? E’ confermata da esperienze personali o mi è stata trasferita da un’altra persona, da un genitore, dai media, dall’ambiente nel quale vivo?
  • Se la credenza mi è stata trasferita da terzi (amici, genitori etc.), ciò è sufficiente per considerare tale affermazione valida anche per me? Perché? E’ opportuno considerare l’eventuale persona che mi ha trasferito la credenza come un modello di riferimento?
  • Credo in tale affermazione da sempre o ho iniziato a crederci a partire da un momento preciso della mia vita? Se è così, perché prima non ci credevo?
  • Cosa mi fa ritenere che questa convinzione sia oggettivamente vera? Ho dei dati riscontrabili che sia effettivamente così? E se li ho, è possibile ritenere che siano dati sufficienti per considerare tale affermazione come universale e sempre valida anche in futuro?
  • Ci sono degli aspetti della mia credenza che, ad un’analisi distaccata, imparziale e razionale, risultano palesemente irrealistici o per certi versi assurdi o bizzarri?
  • Ci sono situazioni particolari o eventi passati, in cui ho smentito completamente la mia credenza o nei quali la mia credenza è stata solo parzialmente confermata? Ci sono situazioni o eventi che riguardano altre persone in cui tale credenze è stata smentita?

Scrivi quindi un elenco di episodi o situazioni che smentiscono la tua credenza e cerca di raccogliere quante più informazioni possibili che contrastino con la tua credenza. Possono essere esperienze personali o accadute ad altri. Ne troverai sicuramente diverse perché le verità assolute si contano sulle dita di una mano e qualsiasi cosa di cui sei convinto può essere facilmente smentita.

Ora scrivi una convinzione potenziante che vada a sostituire la precedente. Ad esempio se la tua convinzione limitante era “sono negato per il disegno” scrivi “sono convinto di poter imparare a disegnare” e inizia fin da subito a cercare riscontri alla tua nuova credenza potenziante. Lasciati guidare dalle seguenti domande:

  • Esistono degli episodi e delle situazioni in tutta la mia vita passata che possano confermare la nuova credenza potenziante? Quali sono?
  • Esistono testimonianze di terzi che possono confermare quanto ho affermato? Quali sono?
  • Esistono situazioni passate assimilabili alla nuova affermazione che possano farmi ritenere che quest’ultima sia effettivamente credibile? Quali sono?

Infine cerchiamo di associare molto piacere all’idea di far propria la nuova credenza potenziante. A tal fine scriviamo sul nostro foglio tutto ciò che di utile e di piacevole ci porterà la nuova convinzione. Ecco alcune domande che possono farci da guida:

  • Mi è utile accettare questa nuova credenza potenziante? Cosa avrei da guadagnare “facendo mia” questa nuova credenza?
  • Come cambierà al mia vita e quali obiettivi potrò raggiungere?

Lo scopo è quindi scrivere quante più informazioni possibili per ”screditare” la vecchia credenza limitante e di scriverne altre per avvalorare la nuova “credenza potenziante”. E’ come se dovessimo cercare di convincere noi stessi che le cose stanno in modo diverso. Non è che stiamo cercando di prenderci in giro: è che ogni cosa si può interpretare in tanti modi diversi e noi dobbiamo solo cercare di far nostra l’interpretazione che ci è più utile.
Così, se la nostra credenza limitante è: “sono brutto e non ho successo in amore” (e magari sarà pur vero…), è anche un dato di fatto che “in giro si vedono decine di coppie in cui ci si chiede come faccia l’uno a stare con l’altro”. Quindi avremo sempre delle informazioni che ci permettono di interpretare in modo diverso (e più utile) ogni nostra credenza.

Vedrai che basterà anche insinuare un piccolo dubbio nella vecchia credenza limitante per avviare in modo automatico tutto il processo. Poi le nuove risorse alle quali accederemo e le nuove azioni che ne conseguiranno ci faranno ottenere dei risultati che rafforzeranno ulteriormente le nostre nuove credenze potenzianti in una sorta di circolo virtuoso che ci darà sempre più potere (ricordi il “ciclo del successo” del penultimo post?).

Ciò che abbiamo scritto va letto con una certa frequenza: la sera, la mattina o due, tre o dieci volte al giorno... non c’è una regola precisa. Fallo fin quando non avvertirai di aver realmente acquisito la nuova credenza, cioè fino a quando, pronunciando ad alta voce la nuova credenza, non capirai dal tono di voce di averla effettivamente fatta tua.

Nei prossimi post vedremo come modificare le credenze intervenendo direttamente sulle nostre submodalità.

giovedì 23 luglio 2009

Il labirinto delle nostre convinzioni

Come si sono formate e radicate nella mente le numerose credenze che ognuno di noi ha? L’origine può essere diversa:

  • gli insegnamenti e i modelli educativi che abbiamo avuto fin dall’età infantile ci hanno trasferito un’enorme quantità di convinzioni su tutto ciò che ci circonda.
  • le esperienze personali ci fanno continuamente “convincere” (o dubitare) di qualcosa.
  • Ci convinciamo di molte cose semplicemente per "sentito dire": il confronto con gli altri è un altro importante strumento per l’acquisizione di convinzioni.

Abbiamo già parlato di convinzioni limitanti e potenzianti. In questo post approfondiremo il discorso sulle prime, visto che ci limitano ed è quindi opportuno modificarle.
Nell’ambito delle convinzioni è possibile fare diverse classificazioni.
Alcune convinzioni limitanti sono a carattere soggettivo e si riferiscono a qualità e caratteristiche dell’individuo che le fa proprie. Eccone un esempio:

  • Non riuscirò mai a suonare uno strumento perché non sono portato per la musica.
  • Sono una persona sensibile e pertanto soffrirò sempre tanto.
  • Non posso avviare un negozio o un’attività in proprio perché per vendere qualcosa bisogna esserci portati e io non lo sono mai stato.
  • Non riesco a portare a compimento le cose, purtroppo è sempre stato così.
  • Visto che mio nonno e mio padre hanno avuto problemi di cuore, allora anche io sono destinato a soffrire delle stesse patologie.
  • .....

Ognuno di noi ha tantissime convinzioni sulla propria persona e sul proprio modo di essere ed è piuttosto evidente come il genere di convinzioni sopra elencate possa condizionare l’intera esistenza di un individuo.

Esistono poi convinzioni alle quali attribuiamo un carattere universale, come se fossero leggi valide per tutti, in ogni tempo e in ogni luogo. Eccone alcuni esempi:

  • Non è possibile fare tante cose in modo preciso. Nella vita bisogna sceglierne poche e farle bene.
  • La gente è sempre pronta ad approfittare di te e a cercare di sfruttarti.
  • E’ difficile che esista un’amicizia sincera tra uomo e donna.
  • Una persona che ti ha già lasciato una volta, lo farà anche la seconda volta.
  • ...


In realtà basterebbe un’analisi anche superficiale delle esperienze degli uomini per capire che sono ben poche le convinzioni che possono elevarsi al rango di universalità.

Ci sono anche convinzioni espresse sotto forma di regole, del tipo “se accade questo allora vuol dire quest’altro”:

  • Se fai capire alla tua donna che per te esiste solo lei, allora prima o poi ti lascerà.
  • Se ti fai i soldi perderai i veri amici e si faranno vive solo persone che vogliono sfruttarti.
  • Se non sei intransigente con i tuoi dipendenti, prima o poi se ne approfitteranno e lavoreranno in modo svogliato.
  • Se concedi una mano a qualcuno, la prossima volta ti chiederà il braccio.
  • Se la tua donna ti chiede qualche giorno di riflessione, allora vuol dire che ha già deciso di lasciarti.
  • ...


Preso atto che non puoi fare a meno di credere in qualcosa (altrimenti non avresti i necessari punti di riferimento per orientare i tuoi comportamenti), dovresti per lo meno acquisire l’abitudine di considerare ogni tua convinzione come un’affermazione puramente soggettiva, senza alcun carattere di universalità e di validità atemporale. Dopodiché sarebbe opportuno insinuare un dubbio in ogni credenza che hai considerato fino ad oggi come una verità inconfutabile. Anche ipotizzare semplicemente che le cose potrebbero non essere così, che ciò in cui credi potrebbe anche non essere vero, ti permetterà di vedere il mondo sotto un’ottica diversa, meno rigida, più flessibile, che ti permetta di costruire una dimensione più utile per raggiungere obiettivi e stati che ti procurino serenità. Infine dovresti imparare a crearti convinzioni compatibili con ciò che vuoi ottenere e con ciò che ti procura sensazioni piacevoli.

A volte capita di avere una sorta di rivelazione: ci si rende conto in un momento preciso di quanto siamo condizionati da questo spropositato insieme di regole e credenze che ci siamo creati e che pesa su di noi come un macigno. E’ come vedersi all’improvviso all’interno di un labirinto, dove le nostre credenze sono le pareti che ci guidano, che ci obbligano a svoltare a destra e a manca, a prendere questo o quel corridoio. Sono le nostre convinzioni e i nostri valori (che sono credenze ancor più forti e radicate) che ci spingono a comportarci in questo o in quel modo, ad interpretare gli eventi in un senso o in un altro. Fin quando non prendiamo consapevolezza di ciò che ci limita, abbiamo l’illusione di vivere in uno spazio aperto: è come se le pareti del labirinto, seppur presenti, fossero trasparenti. Abbiamo l’illusione di poterci muovere come vogliamo. Ma quando prendiamo consapevolezza dei limiti che ci impongono le nostre convinzioni, viviamo un momento di rivelazione durante il quale le pareti del labirinto perdono la loro trasparenza e prendono colore: ci rendiamo finalmente conto di quanto siamo incastrati in quel dedalo di incroci e corridoi. Ci rendiamo conto di quanta strada inutile dobbiamo fare per andare da un punto A ad un punto B a causa dell’intrico di vie che dobbiamo attraversare. Ma assumere consapevolezza del labirinto nel quale ci troviamo è anche il primo passo per smontare ogni parete e per rimontarla in modo meno intricato, più utile e funzionale. E’ il primo passo per creare spazi più aperti e vivibili.

Così fin da subito, appena ti accorgi che una tua convinzione ti sta imponendo una via da seguire e avverti di non trovarti completamente a tuo agio lungo quella strada, inizia ad alimentare qualche dubbio. Chiediti: “Le cose stanno veramente così o potrebbero essere interpretate diversamente?”. Solo imparando ad interpretare le cose in modo diverso e non attraverso i parametri che usi da sempre, acquisirai la flessibilità necessaria per poter veramente pensare di poter fare tutto ciò che hai sempre sognato. Solo smontando e ricostruendo le tue convinzioni, cioè acquisendo nuovi modelli interpretativi, nuovi filtri per osservare il mondo, nuovi stili e comportamenti avrai in mano la chiave per diventare chi vuoi essere veramente.

Cerca di educare il tuo cervello fin da subito. Così, mentre constati che quel tuo amico avrebbe dovuto chiamarti e non lo ha fatto, invece di “convincerti” che “si sta comportando così perché sta cercando di allontanarti”, chiediti: “è proprio sicuro che le cose stiano così? C’è un’altra spiegazione che io ignoro?”.
Quando ti chiederanno di ricomporre un oggetto che si è rotto, invece di pensare che “non è un lavoro per te e che non sei portato per i lavori di precisione!”, prova a chiederti: “ma davvero deve essere così difficile montare questo oggettino? Davvero non sono in grado di guidare le mia dita in questo semplice lavoro manuale?”.

Prova ad aprire qualche nuovo varco nel tuo labirinto, cerca nuovi modi di interpretare gli eventi, nuove strade da percorrere che non siano quelle che hai già battuto centinaia di volte.

L’unica cosa di cui dovresti essere convinto è che “tutto ciò di cui ora sei fermamente convinto... potrebbe anche non essere vero”.

domenica 19 luglio 2009

Il ciclo del successo


Oggi riprendiamo il discorso sulle convinzioni che avevamo già introdotto qualche settimana fa. Nel post del 27/05/2009 avevo dimostrato come ciò in cui crediamo fermamente determina le nostre azioni. Abbiamo visto come la nostra mente possa addirittura arrivare ad auto-sabotarsi pur di rimanere coerente con ciò in cui crede fermamente.

Ognuno di noi ha una gran quantità di convinzioni. Ciò in cui crediamo regola continuamente i nostri comportamenti, influisce sulle nostre scelte, condiziona i nostri risultati.

Ad esempio molti uomini sono convinti che “un rapporto tra uomo e donna possa durare a lungo solo se l’uomo si comporta in modo freddo e distaccato e dà l’impressione di non essere mai completamente innamorato della sua compagna”. La relazione che questi uomini instaurano con il partner è evidentemente condizionata dalla loro credenza: cercano di non essere troppo sdolcinati, di non lasciarsi andare più del dovuto, si circondano sempre di un alone di mistero. Quindi i nostri comportamenti e le nostre azioni dipendono anche da ciò di cui siamo convinti.

Ma sulle convinzioni è necessario fare altre importanti precisazioni.

Essere convinti di qualcosa non vuol dire che quella cosa sia oggettivamente vera. Ricordatevi che un tempo eravate fermamente convinti dell’esistenza di Babbo Natale e avreste preso a morsi chiunque avrebbe cercato di sostenere il contrario. Se non lo ricordate, provate a dire ad un bambino che Babbo Natale non esiste e osservatene la reazione: nessuno di noi, anche in età infantile, accetterebbe di mettere in discussione facilmente le proprie convinzioni. Eppure oggi su Babbo Natale avete cambiato opinione (o almeno si spera ... :-)). Quindi prendete atto che ciò a cui credete oggi potrebbe anche non essere vero e che, in merito ad un certo argomento, fra un giorno, un mese o un anno potreste avere un’opinione completamente diversa.

Esistono credenze limitanti e credenze potenzianti. Le convinzioni limitanti rappresentano per noi un ostacolo, ci condizionano negativamente e non ci permettono di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati o di soddisfare i nostri desideri. Ad esempio ci sono persone che desidererebbero girare il mondo alla ricerca di tanti stimoli culturali, ma allo stesso tempo sono convinte che viaggiare sia pericoloso. Quindi da un lato desiderano viaggiare, ma dall’altro hanno una credenza che li limita. Tale convinzione condizionerà evidentemente le loro scelte e pertanto potrebbero decidere di rinunciare ai viaggi o di optare per mete meno interessanti culturalmente, ma ritenute più sicure.
All’inverso ci sono credenze che ci danno potere: sono quelle convinzioni che ci permettono di mettere in campo tutte le risorse di cui disponiamo pur di ottenere i nostri scopi. Ovviamente la classificazione tra convinzioni limitanti e potenzianti è del tutto soggettiva.

Troppe volte decidiamo di apportare un cambiamento sostanziale alla nostra vita o di fissarci un obiettivo senza verificare se le nostre convinzioni sono compatibili con il fine che vogliamo raggiungere. Se sogniamo di fare carriera in azienda acquisendo la qualifica di caporeparto, ma allo stesso tempo siamo convinti di non essere portati per un ruolo di responsabilità, evidentemente tale convinzione rappresenterà per noi un limite.
Quante persone vorrebbero essere più ricche? La maggior parte di loro non riesce ad esserlo, non perché non abbia talento e risorse adeguate, ma perché ha una serie di convinzioni relativamente al denaro e alla ricchezza che contrastano con i loro valori più profondi: ad esempio essere convinti che “per fare tanti soldi è necessario sporcarsi le mani” o che “la ricchezza fa diventare cinici e spietati” o che “non è giusto accumulare tanto denaro per sé quando ci sono milioni di persone che muoiono di fame” o che “il denaro è lo sterco del diavolo”, limita evidentemente le potenzialità di tutte quelle persone che vorrebbero aumentare il proprio reddito.

Quindi non è molto intelligente navigare in una certa direzione se abbiamo una o più convinzioni che remano nella direzione opposta: in nome di quel “principio di coerenza” al quale si attiene la nostra mente (e del quale abbiamo parlato in passato), rischieremmo di affrontare la situazione con risorse molto limitate e ciò potrebbe condizionare negativamente i nostri risultati.

Lo “schema del successo” riportato nell'immagine allegata a questo post spiega chiaramente in che rapporto sono le nostre convinzioni con le azioni e i risultati che otteniamo.

Quando abbiamo convinzioni molti forti accediamo ad un potenziale molto elevato: è come se la nostra mente si “aprisse”e accedesse ad una quantità di risorse utili alla quale normalmente non accede. Le risorse potenziali alle quali accediamo ci fanno agire in un certo modo e le nostre azioni producono dei risultati. I risultati, siano essi soddisfacenti o meno, vanno ad influire sulle nostre convinzioni, chiudendo il cerchio.

Facciamo l’esempio di una persona convinta di essere poco attraente per le donne. Si innamora pazzamente di una donna e decide di dichiararsi, pur rimanendo fermamente convinto di non essere attraente. Tale convinzione limitante lo porterà ad accedere a risorse poco utili per il fine che vuole perseguire: è infatti probabile che la persona acceda a stati d’animo di insicurezza e di ansia; la paura di fallire, l’incertezza e l’imbarazzo lo faranno agire in modo impacciato e poco incisivo e le sue azioni produrranno dei risultati che probabilmente non saranno soddisfacenti; tali risultati andranno a rafforzare la convinzione limitante; la persona non farà altro che confermare quanto già era convinto di sapere: - “ero sicuro che non sarei riuscito a conquistarla; purtroppo non sono attraente... non posso farci nulla, sono fatto così...
In realtà una delle principali cause del suo fallimento è stata proprio la convinzione limitante che lo ha condizionato fin dall'inizio e che, a causa del suo fallimento, lo limiterà in futuro in modo ancora più evidente.

Le persone non tentano nemmeno lontanamente di cimentarsi con certe cose solo perché sono convinte di non essere in grado di farle: magari hanno provato due o tre volte, già convinte di non riuscirci; tale convinzione ha prodotto risultati mediocri e, dopo pochi tentativi falliti, hanno deciso di non provarci più.
Quanti di noi conoscono una persona di una certa età che afferma di non essere portata per la tecnologia e rifiuta anche di imparare ad usare il telecomando? Provate a chiedere a quella persona quante volte ha deciso seriamente di imparare ad usare un prodotto tecnologico. E’ probabile che non abbia mai provato o, se ha tentato, lo ha fatto in un modo talmente poco utile (limitato dalla convinzione che “posso anche provare tanto lo so che non ci capisco niente...”) che alla fine non poteva che fallire: ciò ha rafforzato la sua convinzione limitante a tal punto che rifiuta anche di dedicare pochi secondi per capire come fare una telefonata con il cellulare.

Il ciclo del successo funziona ovviamente anche all’inverso per le convinzioni potenzianti. Avere convinzioni che ci danno potere ci permette di accedere a risorse positive che producono azioni adeguate e risultati soddisfacenti che vanno a rafforzare le nostre iniziali convinzioni.
E quanto più una convinzione è forte tanto più è difficile metterla in dubbio, anche nel caso di un insuccesso.
E’ il caso della persona convinta di essere un grande corteggiatore che riceve un rifiuto da una donna: quanto più la sua convinzione è forte, tanto meno quell’insuccesso andrà a scalfire la sua convinzione e ciò gli permetterà di continuare ad accedere a risorse potenzianti ogni volta che dovrà corteggiare una donna. Certo, nel caso in cui dovesse fallire ripetutamente, la sua convinzione perderebbe forza e verrebbe sostituita da una meno potenziante.

Il concetto fondamentale che voglio trasferire con questo post è che, per poter fare qualsiasi cosa nel modo migliore, è necessario essere convinti di poterci riuscire. La nostra mente non riesce a metterci a disposizione le migliori risorse per seguire un percorso se ha anche il minimo dubbio che le cose possano andar storte.

Nei prossimi post scopriremo come individuare e cambiare le convinzioni che ci limitano. Intanto per capire quanto è radicata in te una convinzione puoi fare un esperimento molto semplice: pronuncia ad alta voce la frase “io mi chiamo (nome e cognome) ed ho (xx) anni”. Vedrai come il tuo modo di esprimerti e il tuo tono di voce comunichino sicurezza e convinzione. Ora fai ad alta voce altre affermazioni di cui ritieni di essere più o meno convinto: paragonando la tua espressività con quella ottenuta quando hai pronunciato il tuo nome e cognome, capirai quanto è radicata quella convinzione in te.

domenica 5 luglio 2009

Vacanze

Parto per una vacanza d 10 giorni... ci "rileggiamo" intorno al 15 luglio...

venerdì 3 luglio 2009

Richiamare uno stato d'animo

Gli argomenti trattati negli ultimi 2 post sugli stati d’animo si possono rissumere in due punti:
  • Non sono gli stati d’animo a “dirigerci”, ma siamo noi a “dirigere” loro. Noi siamo in grado di gestire i nostri stati d’animo.
  • E’ importante trovarci nello stato d’animo adatto alla situazione che ci accingiamo a vivere perché il risultato di ogni nostra azione è direttamente influenzato dallo stato d’animo nel quale ci troviamo.

Oggi impareremo a richiamare uno stato d’animo, quindi a stimolare il nostro cervello in modo che lo stesso attivi determiate sensazioni.
Le tecniche che presenterò oggi potrebbero apparire come “la scoperta dell’acqua calda”, visto che già le applichiamo inconsciamente tutti i gioni. Il nostro attuale limite è che usiamo queste tecniche inconsapevolmente. Prendendone piena consapevolezza, impareremo a gestirle e a servircene al meglio.

Facciamo un esperimento. Prova ad immaginare la seguente esperienza in modo dettagliato e con colori vividi e brillanti:

Immagina di avere un bel limone giallo e luminoso davanti a te. Ora immagina di prendere un coltello e ti tagliare il limone in due: senti l’odore pungente del limone appena tagliato che ti avvolge. Ora immagina di prendere un pezzo del limone appena tagliato, di portarlo all’altezza della bocca e di spremerlo leggermente sulla lingua. Vedi le goccioline di limone che, ad una ad una, si posano sulla tua lingua. Prova ad aumentare la pressione sul limone. Immagina che tutto il succo contenuto nel limone si riversi sulla tua lingua.

Che sensazione provi mentre immagini le gocce di limone che scorrono sulla tua lingua? E' molto probabile che sia aumentata la tua salivazione, forse avrai provato quella sensazione “elettrizzante” che si verifica quando le nostre papille gustative vengono a contatto con l’acido citrico.

Questo esperimento ci dimostra una cosa importantissima: la nostra mente è in grado di provare sensazioni, non soltanto vivendo un’esperienza, ma anche semplicemente immaginandola. Tale concetto si può esprimere in altre parole dicendo che la nostra mente non fa differenza tra un’esperienza vissuta e un’esperienza vividamente immaginata.

Quanto più l’esperienza immaginata è dettagliata e caratterizzata da colori vividi e brillanti, tanto più la nostra mente è in grado di farci provare delle sensazioni fisiche, come se stessimo vivendo materialmente quell’esperienza.

Questa constatazione mi permette di aprire una parentesi: ricordi quando abbiamo detto che ciò che siamo oggi è conseguenza dei modelli che abbiamo avuto e delle esperienze che abbiamo vissuto? Allora, in virtù del fatto che la nostra mente non fa differenza tra un’esperienza reale e una vividamente immaginata, possiamo scegliere di cambiare, di acquisire nuovi modelli e comportamenti, di superare limiti e paure semplicemente vivendo mentalmente nuove esperienze che ci condizionino positivamente. Possiamo crescere e migliorare sfruttando semplicemente…. la nostra immaginazione.

E’ proprio ciò che facciamo quando applichiamo le tecniche di PNL: solo con l’aiuto dell’immaginazione riviviamo un’esperienza in modo diverso e ciò ci permette di codificare le nostre rappresentazioni interne in modo più utile. Quando nella tecnica per la cura delle fobie (presentata qualche giorno fa) abbiamo riprodotto la nostra esperienza in modo “dissociato”, abbiamo ingannato la nostra mente la quale ha rivissuto quell’esperienza con uno stato d’animo nuovo rispetto a quello solito. Ciò ha permesso al nostro cervello di ri-codificare quel genere di esperienza, associandole uno stato d’animo diverso. Nel caso specifico abbiamo eliminato da quella esperienza la sensazione di paura.

Ora torniamo al nostro scopo iniziale: richiamare uno stato d’animo. Il trucco è ormai svelato: è sufficiente immaginare, nel modo più vivido e dettagliato possibile, un’esperienza nella quale provavamo lo stato d’animo che vogliamo richiamare. Quanto più immaginiamo in modo preciso la nostra esperienza, tanto più proviamo le stesse sensazioni fisiche che hanno attraversato il nostro corpo quando abbiamo vissuto materialmente quell’esperienza.
Se poi, mentre stiamo immaginando quell’esperienza, aumentiamo gradualmente la dimensione delle nostre immagini mentali, noteremo un aumento proporzionale delle sensazioni provate. Più ingrandiamo le immagini e le rendiamo luminose, più il nostro corpo è “invaso” dallo stato d’animo che stiamo richiamando.

Un altro aspetto importante è la nostra fisiologia: ad ogni stato d’animo corrisponde una “conformazione” fisica del nostro corpo. Del resto ognuno di noi, semplicemente osservando un volto, sarebbe in grado di dire se quella persona è triste, felice o sicura di sè... Non c’è un solo stato d’animo a cui non corrisponda una certa fisiologia del corpo umano.
Se assumiamo una posizione del corpo incompatibile con lo stato d’animo che stiamo richiamando, l’esperimento di cui sopra non funzionerà. In altre parole se stiamo cercando di provare il sentimento di gioia immaginando un’esperienza piacevole della nostra vita, ma lo facciamo mentre “sprofondiamo” su una poltrona, con le braccia conserte e con la fronte aggrottata, evidentemente daremo al nostro cervello due segnali contraddittori.

Del resto basta fare un semplice esperimento: prova a pensare a qualcosa di spiacevole. Poi prova a sorridere e, mantenendo il sorriso, prova a ripensare a quell’esperienza spiacevole. E’ molto probabile che troverai difficoltà a rappresentarti mentalmente scene spiacevoli mantenendo il sorriso sulle labbra. Il nostro cervello resta disorientato da due segnali contrastanti.

Quindi, ad esempio, se dobbiamo affrontare una situazione nella quale vogliamo sentirci sicuri di noi stessi, dobbiamo prima di tutto acquisire la fisiologia giusta (busto dritto, mento alto etc...) per dare un chiaro segnale al nostro cervello. Dopodiché dobbiamo immaginare, nel modo più dettagliato possibile, un’esperienza significativa nella quale abbiamo ostentato sicurezza.

Quindi ricapitolando: abbiamo la possibilità di richiamare un qualsiasi stato d’animo perché ogni stato d’animo è una reazione chimica prodotta dal nostro cervello. Il pulsante che attiva la reazione chimica è costituito da una combinazione di immagini mentali (che rievocano lo stato d’animo) e di opportune “configurazioni” del nostro corpo (fisiologia).

Sappiamo già quanto sia importante saper richiamare uno stato d’animo, perché ogni nostra azione e reazione a stimoli esterni è influenzata dallo stato d’animo nel quale ci troviamo (come visto nel post precedente)
Nei prossimi post impareremo qualcosa di altrettanto importante: come "mantenere" lo stato d’animo dentro di noi una volta che lo abbiamo recuperato.