sabato 9 maggio 2009

Riscrivere il codice del nostro software


Nel post precedente abbiamo visto come il nostro comportamento risponde ad una serie di “programmi cerebrali” che sono stati “installati” nel nostro cervello nel corso degli anni, a partire dalla nostra infanzia. I primi “programmatori” sono stati i genitori ai quali si sono aggiunti gli insegnanti, gli amici, i media. Ovviamente noi stessi concorriamo più di tutti alla nostra “programmazione”, attraverso la comunicazione interna e la continua rielaborazione delle nostre esperienze.

Le porte di ingresso attraverso cui tutte le informazioni entrano nel nostro cervello sono i cinque sensi. Tutto ciò che tocchiamo, vediamo, ascoltiamo viene rappresentato e rielaborato dalla nostra mente. Tutto ciò che facciamo, le nostre azioni, i concetti che esprimiamo, le nostre convinzioni, il nostro modo di essere è funzione del modo in cui abbiamo acquisito le informazioni in ingresso e del modo in cui le abbiamo soggettivamente rielaborate.

Il processo è abbastanza semplice: appena nato mi trovo in una situazione in cui il mio cervello è completamente “vergine” (potremmo dire che è “formattato”). In realtà esistono alcuni software di base già installati nel nostro cervello: volendo continuare il confronto con i personal computer potremmo dire che anche noi, come i PC, abbiamo un BIOS contenente alcuni programmi fondamentali (come ad esempio i programmi che regolano le funzioni di base del nostro organismo). Negli anni incameriamo informazioni attraverso i sensi. Questa enorme mole di informazioni opportunamente organizzata e rielaborata condiziona il nostro modo di essere, cioè il nostro comportamento.
E’ proprio l’insieme di informazioni accumulate negli anni che ci permette di distinugere soggettivamente il bello dal brutto, o ci guida nel rapporto con gli altri, o ci fa scegliere tra questo o quel percorso di studi e così via...

Quindi se ciò che siamo è dovuto al modo in cui abbiamo acquisito, elaborato e organizzato le informazioni di input, allora per cambiare il nostro modo di essere sarà “sufficiente” elaborare in modo diverso e ri-organizzare le informazioni che già abbiamo dentro di noi e quelle che acquisiremo in futuro.

Possiamo riscrivere un programma installato nel nostro cervello? Certo! E’ quello che facciamo tutti i giorni. C’è stato un tempo in cui credevamo a Babbo Natale: rispetto ad allora qualche nostro programma è indubbiamente stato riscritto. Nella maggior parte dei casi siamo noi stessi a riscrivere i codici dei nostri programmi, man mano che facciamo nuove esperienze e acquisiamo nuove conoscenze.

Spesso interpretiamo il cambiamento come un percorso che deve cozzare contro un nostro modo di essere. Riteniamo che cambiare significhi cercare a tutti i costi di vincere le nostre resistenze interne, magari appellandoci alla nostra forza di volontà.

Supponiamo di voler smettere di fumare. Abbiamo un programma che ci spinge a fumare perché ci fa associare alle sigarette una sensazione di rilassatezza e di piacere. Poi abbiamo il programma “forza di volontà” che invece ci spinge a perseguire il nostro obiettivo anche a costo di dover soffrire. Ora ogni volta che una persona cerca di smettere di fumare mette i due programmi uno contro l’altro, in una sorta di immaginario tiro alla fune. Il risultato finale dipende da quale dei due programmi è “più forte”.
Invece di contrapporre due aspetti della nostra personalità, potremmo decidere di "prendere" il comportamento che non ci piace, “aprire” il codice di quel programma e semplicemente “riscriverlo”. Così, invece di appellarci alla nostra forza di volontà, possiamo riscrivere il nostro programma "vizio del fumo" in modo da associare del dolore all’immagine della sigaretta e non più del piacere. Possiamo condizionarci in modo tale che l’idea di fumare ci procuri sensazioni sgradevoli. Ed ecco che il nostro processo di cambiamento sarà molto più facile e duraturo perché, invece di aver contrapposto ad un nostro comportamento un’altra caratteristica della nostra personalità (la “forza di volontà”, solitamene più debole), avremo cambiato il nostro sistema di rappresentazioni interne rispetto a quel particolare comportamento. Ora riscrivere il codice dei nostri programmi non è un processo razionale (anche se una preventiva analisi razionale migliora il processo). Razionalmente il fumatore sa di danneggiare la propria salute e di compromettere seriamente la qualità della sua vita, eppure tale analisi razionale non è sufficiente per modificare quel comportamento, per riscrivere il codice di quel programma.

L’obiettivo dei post futuri sarà proprio quello di illustrare le tecniche per riscrivere i programmi (cioè i comportamenti) che non ci piacciono.

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