sabato 23 maggio 2009

Abituarsi a non abituarsi

Abbandoniamo per un po’ la trattazione delle tecniche di Programmazione Neurolinguistica (PNL) per discutere più in generale di come avviene il cambiamento nelle persone e di cosa invece lo impedisce. Gli argomenti che tratteremo nei prossimi post affronteranno quindi aspetti più generali e teorici e serviranno per farci comprendere gli obiettivi finali che intendiamo raggiungere; rappresenteranno in sostanza la bussola che ci mostrerà la direzione da seguire.

Il primo nemico del cambiamento è rappresentato dalle nostre abitudini. Ognuno di noi compie determinate azioni abituali: si reca al lavoro, guarda le trasmissioni preferite, si dedica a qualche hobby, esce con gli amici e così via… Il nostro innato bisogno di sicurezza ci fa star bene ogni volta che compiamo tali azioni abituali: percorrere “sentieri già noti” ci procura una sensazione di agio e benessere.

In gergo si dice che ognuno di noi ha una propria “zona di comfort” che definiamo come l’insieme di quelle attività (ma anche idee, valori e comportamenti) che conferiscono una sensazione di sicurezza e tranquillità all’individuo. Ci danno sicurezza tutte le attività che padroneggiamo, cioè quelle attività che abbiamo fatto talmente tante volte che non ci procurano più alcuna preoccupazione. Al contrario, quando facciamo un’attività che non rientra nella nostra zona di comfort, proviamo automaticamente una sensazione di disagio: il nostro cervello comprende che ci accingiamo a fare qualcosa "di nuovo" e automaticamente ci mette in uno stato di allarme. Tale condizione è fisiologica perché ci permette di essere più vigili nei momenti in cui facciamo qualcosa di nuovo (che sono ovviamente i momenti che richiedono un maggior livello di attenzione) . Ma, allo stesso tempo, questo stato di allarme ci procura sensazioni spiacevoli perché aumenta il nostro livello di stress. A volte la tensione interna è facilmente controllabile, soprattutto quando già sappiamo che ciò che stiamo facendo non produrrà cambiamenti considerevoli nella nostra esistenza. In altri casi le tensioni interne, la paura del nuovo, l’incertezza del risultato prendono il sopravvento e il processo di cambiamento viene bloccato sul nascere.

Pensa ad esempio a quando hai conseguito la patente: guidare l’automobile non faceva ancora parte della tua zona di comfort. Sicuramente le prime lezioni di guida ti avranno procurato non poche tensioni. Poi col tempo ti sei abituato a questa nuova attività che è quindi entrata a far parte gradualmente della tua zona di comfort e non ha più rappresentato una fonte di stress. E’ probabile che subito dopo aver preso la patente tu abbia inziato a guidare in compagnia di un genitore e ciò ti dava sicurezza. Il giorno in cui hai guidato la macchina da solo per la prima volta avrai provato indubbiamente tensione perché fino a quel momento la tua zona di comfort “includeva” solo la possibilità di guidare coadiuvato da un’altra persona. E’ probabile che tu abbia provato tensione la prima volta che sei rimasto imbottigliato nel traffico, la prima volta che sei entrato in una galleria o la prima volta che hai guidato su un’autostrada. E' inevitabile: ogni "prima volta" ci procura sempre sensazioni spiacevoli. Oggi probabilmente qualsiasi situazione associata alla guida dell’automobile non ti procura alcuno stress perché questo genere di attività è entrata completamente della tua zona di comfort. Ora ognuno di noi quando ha preso la patente è riuscito a vincere la paura e le resistenze interne perché sapeva che imparare a guidare un’automobile era un obiettivo che bisognava raggiungere ad ogni costo per tutta una serie di motivi di ordine pratico e sociale che non serve elencare. Ma in tante altre occasioni la tensione che deriva dall’uscire dalla nostra zona di comfort può avere il sopravvento e il cambiamento non avviene.

In conclusione è necessario che tu rifletta approfonditamente sui seguenti concetti:

  • Cambiare vuole dire fare qualcosa che prima non facevi o raggiungere uno stato che prima non esisteva. Cambiare vuol dire "uscire" dalla zona di comfort per tutto il tempo necessario affinchè la nuova attività o il nuovo modo di essere siano entrati completamente nella tua zona di comfort. Quando raggiungiamo tale obiettivo diciamo che la nostra zona di comfort si è allargata.
  • E’ inevitabile provare stress, tensione e paura ogni volta che si esce dalla zona di comfort. Pertanto ogni volta che si sceglie di cambiare (cioè di fare qualcosa di nuovo) bisogna mettere in conto di provare un certo grado di “sofferenza”. La spinta a perseguire il nostro obiettivo ci deve venire dalla constatazione che, quando il cambiamento si sarà concretizzato, non proveremo più sensazioni spiacevoli, ma al contrario ci sentiremo migliori e più completi avendo allargato la nostra zona di comfort.
  • L’obiettivo di ognuno di noi deve essere quello di allargare il più possibile la nostra zona di comfort, imponendoci di fare sempre qualcosa di nuovo, in modo da raggiugere progressivamente uno stato in cui ci sentiamo a nostro agio nella maggior parte delle situazioni. Le persone più serene e che si ritengono più “realizzate” sono proprio quelle che hanno una zona di comfort molto ampia. Sono quelle persone che riescono a trovarsi a loro agio quando sono da soli o quando sono in mezzo alla gente, che sanno sciare e fare immersioni, che sanno fare un discorso in pubblico e sanno ballare il tango argentino, che sanno sostituire il tubo del lavandino ed usare un personal computer, che sanno stirare una camicia e al tempo stesso dirigere centinaia di dipendenti. E sono soprattutto quelle persone che, ogni volta che si trovano in una situazione nuova, sanno controllare meglio degli altri il disagio che ne consegue, nella consapevolezza che l’”esposizione” a quella nuova situazione permetterà loro, dopo un po’ di tempo, di assumere il pieno controllo della stessa. E quando ciò succederà avvertiranno di essere cresciute e si sentiranno persone migliori e più mature.

Ora il problema fondamentale è, come detto all’inizio, vincere il nostro innato bisogno di sicurezza. E’ proprio questo bisogno fondamentale che ci spinge a rifugiarci nelle abitudini. Vogliamo a tal punto sentirci sicuri che compiamo dei gesti abituali anche in occasioni in cui non costerebbe assolutamente nulla cambiare quell’abitudine. Quando torniamo a casa cerchiamo di parcheggiare l’automobile sempre nello stesso posto, anche se ci sono decine di parcheggi liberi. In palestra riponiamo i nostri oggetti sempre nello stesso armadietto. Tale è la nostra necessità di seguire tragitti già percorsi che proviamo un senso di disagio anche quando dobbiamo cambiare supermercato o cambiare strada per andare al lavoro. Se vuoi veramente cambiare devi accettare di dover uscire dalla tua zona di comfort e di dover lottare contro la tensione che ne consegue. La PNL ci aiuterà a tenere sottocontrollo tale tensione in tutte le occasioni in cui sarà necessario. Ma fondamentalente devi essere pienamente consapevole che se non accetti di spezzare le tue abitudini non riuscirai mai a cambiare.

Inizia fin da subito a porti uno o due obiettivi a settimana che ti consentono di uscire dalla tua zona di comfort. Puoi partire da cose semplici come cambiare il bar dove ogni mattina fai colazione o cambiare marca di pasta, per arrivare gradualmente a scelte più importanti che condizioneranno la tua vita. L’importante adesso è educare il tuo cervello a non adagiarsi sulle abitudini, ma ad accettare le tensioni che derivano dall’uscire dalla zona di comfort nella consapevolezza che questo è l’unico modo che hai per allargarne i confini (cioè per crescere e migliorarti).

Devi per l’appunto iniziare ad abituarti a “non abituarti”.

P.S.: lascia un commento se hai bisogno di qualsiasi chiarimento sul post di oggi

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