domenica 17 maggio 2009

Primi giochi con le immagini mentali

Come promesso nel post precedente, oggi proporrò un semplice esercizio sulle submodalità finalizzato a comprendere l’efficacia di alcune tecniche di pnl. Per capire meglio il concetto di submodalità ti consiglio li leggere il post precedente, se non lo ha già fatto.

Concentriamoci per il momento solo su rappresentazioni visive, quindi su esperienze che sono state archiviate dalla nostra mente prevalentemente attraverso immagini.
Proviamo a richiamare mentalmente un’esperienza del passato che ci ha provocato imbarazzo. Può essere una gaffe in presenza di altre persone, un figuraccia ad un esame, uno scivolone in pieno centro urbano… Scegli un’esperienza che sia piuttosto “carica” emozionalmente, in modo da avere un immediato riscontro dell’efficacia della tecnica che sto per descrivere.

Prova a rivivere mentalmente l’esperienza che hai richiamato: il semplice fatto di “proiettare” nella tua mente quella sequenza di immagini dovrebbe procurarti le stesse spiacevoli sensazioni che hai vissuto durante l’esperienza reale. E’ possibile che le sensazioni siano un po’ “ovattate”, soprattutto se hai vissuto l’esperienza molto tempo fa. In tal caso prova a ricordare un’esperienza più recente. Ad ogni modo ciò che è importante capire adesso è che la nostra mente è in grado di riportarci in uno stato d’animo, semplicemente ricordando un'esperienza passata che ci ha provocato quello stato d'animo.

Inconsciamente è qualcosa che sapevamo già. Chissà quante volte abbiamo consigliato a qualcuno di “distrarsi un po’” o di “pensare a qualcosa di diverso”: sapevamo che il “cambiare pensieri” avrebbe cambiato lo stato d’animo di quella persona. Questa è una prima importante caratteristica della nostra mente, apparentemente banale e scontata, ma della quale è fondamentale prendere piena consapevolezza.

E’ anche scontato dire che un’esperienza imbarazzante archiviata nella nostra mente può condizionarci e limitarci nelle scelte future. Supponiamo che in passato abbia provato imbarazzo mentre cercavo di dichiararmi ad una donna: la prossima volta che tenterò un approccio col genere femminile sarò probabilmente condizionato dalla passata esperienza negativa e ciò potrebbe, con molta probabilità, aprire le porte ad un nuovo fallimento.

E’ quindi cosa saggia “dimenticare alla svelta” le esperienze negative che ci limitano e ci condizionano. Un modo per farlo è operiare sulle submodalità: nella maggior parte delle persone ridurre la dimensione delle immagini mentali e allontanarle provoca automaticamente una “riduzione” dell'intensità emotiva associata all’esperienza.

Allora l’esercizio da fare è molto semplice: rivivi nuovamente l’esperienza imbarazzante, ma questa volta rimpicciolisci le immagini che ti scorrono nella mente. Rendile piccole, ma non fino al punto da renderle indistinte. Al tempo stesso cerca di allontanarle, cioè di non tenerle in primo piano, ma di spostarle più in profondità nel tuo “campo visivo mentale”. Infine prova ad agire sui colori: rendi le immagini più scure o più sfocate.
Che effetto ti fa rivivere l’esperienza in questa nuova forma? E’ veramente molto probabile che la sensazione di imbarazzo che prima avevi rivissuto, sia completamente scomparsa rivivendo l’esperienza con le nuove submodalità.
Prova a "riavvolgere il nastro" e rivivi di nuovo l’esperienza con le nuove submodalità. Poi fallo ancora una volta, in modo da dare alla tua mente la chiara istruzione di archiviare quell’esperienza con un “set” diverso di submodalità (che porta con sè una “carica emozionale” nulla).

Sui risvolti pratici e le conseguenze che l’utilizzo di queste tecniche possono avere sul nostro comportamento e sul nostro modo di essere discuteremo approfonditamente nei prossimi post. Ciò che mi preme dimostrare in questa sede è che noi abbiamo la possibilità di controllare a piacimento le nostre rappresentazioni interne e le sensazioni ad esse associate. Abbiamo la facoltà di liberarci delle noste paure e di amplificare le nostre virtù, semplicemente trasformando le proprietà delle immagini e dei suoni archiviati nella nostra mente. E’ un percorso che spero possa affascinarti come ha affascinato me.

Ultimo spunto di riflessione: è un caso che per descrivere un pessimista si usi l’espressione “quella persona vede tutto nero”? Oppure è un caso usare affermazioni come “non riesco a mettere a fuoco la questione”, “non ci vedo chiaro”? In realtà quando facciamo affermazioni di questo tipo non stiamo facendo altro che parlare delle submodalità con cui stiamo rappresentando mentalmente le nostre idee e le nostre esperienze. Cosa succederebbe ad un pessimista cronico se si sforzasse di rappresentare le sue immagini con colori più vividi e luminosi invece che scuri e smorti? Probabilmente risparmierebbe i soldi della psicanalisi…

1 commento:

erika ha detto...

interessante metodo lo sto provando e funziona grazie