domenica 28 giugno 2009

Stati d'animo / 2

Oggi riprendiamo il discorso sugli stati d’animo. Nel post del 18 giugno avevamo dimostrato come lo stato d’animo nel quale ci troviamo non dipende dagli eventi esterni che si susseguono, bensì dal modo in cui noi li interpretiamo. Se una persona che incontriamo per strada ci riempie di insulti senza alcun motivo, non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo reagire con rabbia e risentimento; potremmo interpretare tale situazione in un modo diverso e ritenerla talmente surreale da considerarla comica: in tal caso ci faremmo una bella risata. Quindi siamo noi che di volta in volta decidiamo lo stato d’animo nel quale ci troviamo. C’è da dire che abbiamo talmente abituato il nostro cervello a reagire in un certo modo di fronte a determinati stimoli esterni che riteniamo difficile - se non impossibile - cambiare il nostro modo di interpretare gli eventi. Una persona irascibile difficilmente accetterà di sorridere a qualcuno che gli rivolge offese pesanti, così come una persona fondamentalmente serena e abituata a “lasciarsi scorrere le cose sulla pelle” difficilmente “si farà rovinare la giornata” dal primo che passa...
Ma imparare a gestire correttamente i nostri stati d’animo è di fondamentale importanza se vogliamo diventare migliori e ottenere ciò che veramente vogliamo dalla vita. Perché? Perché ogni nostro comportamento, ogni nostra singola azione è condizionata dallo stato d’animo in cui ci troviamo. Chi è in grado di “procurarsi”, in ogni momento della giornata, lo stato d’animo più adatto in funzione di ciò che si accinge a fare, è colui che riesce ad ottenere dalla vita ciò che realmente vuole. Ecco perché è fondamentale imparare a gestire i propri stati d’animo.

Facciamo un esempio: supponiamo che tu debba sostenere un esame importante ed hai solo dieci giorni per prepararlo. Puoi interpretare questo evento in due modi diversi e di conseguenza puoi decidere di “metterti” in due stati d’animo differenti: puoi farti assalire dal senso di sconforto a causa del tempo limitato che hai a disposizione, oppure puoi farti permeare da una forte convinzione di riuscire ad ottenere il risultato. Lo sconforto farà in modo che le tue azioni siano poco incisive. Ti farà agire in modo svogliato e impreciso ed evidentemente non ti permetterà di attingere a tutte le risorse di cui disponi per raggiungere lo scopo. Otterrai risultati completamente diversi se invece interpreterai tale situazione come una sfida, come un’occasione per metterti alla prova: in questo caso ti troverai in uno stato d’animo completamente diverso, molto motivante e potenziante e che automaticamente ti darà accesso a tutta una serie di risorse utili per perseguire il tuo fine.
Allo stesso modo, il giorno dell’esame potresti farti assalire dall’ansia e dalla preoccupazione di non riuscire a superarlo, oppure potresti decidere di affrontare l’esame con un senso di sicurezza nelle tue capacità e comunque con uno stato d’animo di relativa tranquillità. Nel primo caso avresti scelto uno stato d’animo poco utile, perché l’ansia offusca la mente e limita l’accesso alle informazioni memorizzate nel tuo cervello. Scegliendo di essere rilassato e sicuro di te stesso riuscirai a recuperare le informazioni e a organizzare meglio i tuoi pensieri.

Il concetto che voglio trasferirti oggi è che, ogni volta che decidi di fare qualcosa o di intraprendere un determinato percorso, otterrai un certo risultato: tale risultato dipenderà indubbiamente dalle tue capacità, dalla tua esperienza, dal caso, ma in larga misura anche dallo stato d’animo con cui affronti la situazione.

Se hai un progetto da portare avanti o un sogno da realizzare, ma un qualsiasi evento negativo ti fa sprofondare in uno stato d’animo di depressione o apatia, come pensi di poter perseguire in modo utile il tuo obiettivo? Se devi affrontare un ostacolo, ma ti fai condizionare dall’insicurezza, come pensi di riuscire a superarlo? Al contrario ti saranno sicuramente capitate delle situazioni in cui hai detto a te stesso: “ora devo rimboccarmi le maniche e riuscire ad ottenere quel che voglio a tutti i costi!”. Sicuramente nella tua vita hai ottenuto un risultato di cui sei fiero, una situazione nella quale avvertivi che niente e nessuno poteva fermarti; sicuramente hai attraversato una fase della tua vita in cui eri sicuro delle tue capacità, eri convinto di potercela fare, eri disposto a sacrificarti pur di ottenere il tuo obiettivo. Forse è stato quando hai deciso che era giunto il momento di laurearti ed hai fatto gli ultimi esami in un tempo da record o quando hai dovuto trasferirti in una nuova città e nel giro di due settimane sei riuscito a trovare una nuova abitazione, ad arredarla e a riorganizzare completamente la tua vita. Ciò che è importante è che, in ogni caso, lo stato d’animo che avevi scelto in quelle situazioni lavorava per te e non contro di te.

Quindi devi prendere consapevolezza che ogni volta che agisci, il tipo e la qualità della tua azione dipendono in larga misura dallo stato d’animo nel quale ti trovi.

Troppe volte decidiamo di incamminarci lungo un percorso senza preoccuparci di metterci nella condizione mentale ed emotiva migliore per perseguire il nostro obiettivo. Quante volte decidiamo di voler cambiare un aspetto della nostra vita, ma tentiamo di affrontare il processo di cambiamento senza aver le giuste motivazioni, indecisi su ciò che realmente vogliamo, senza avere un chiaro obiettivo in mente e per di più immersi in una sensazione di insofferenza che è proprio ciò che vogliamo cambiare.
Lo stato d’animo nel quale ci troviamo è la chiave principale per accedere al nostro potenziale e possiamo educare la nostra mente a scegliere in ogni occasione lo stato d’animo più adatto.

Nota che, parlando di stati d’animo, ho sempre lasciato intendere che sei tu a decidere come interpretare gli eventi e quindi ho sempre scritto che sei tu a “scegliere” lo stato d’animo nel quale ti trovi. Capisco che le tue attuali convinzioni potrebbero suggerirti il contrario, ma ti assicuro che è così. Tu hai, in ogni momento, la possibilità di scegliere il tuo stato d’animo; puoi decidere quale stato d’animo ti permetterebbe di agire nel modo migliore in relazione alla situazione nella quale ti trovi. Uno degli obiettivi principali di questo blog è proprio quello di insegnarti a gestire i tuoi stati d’animo e a procurarti in ogni momento la condizione migliore per affrontare ogni situazione. Perché i meccanismi che regolano le nostre emozioni non sono scritti nel nostro DNA, ma sono conseguenza delle esperienze e dei modelli che abbiamo avuto. Non siamo timidi, depressi, sicuri di noi stessi, felici, cinici o rilassati perché così siamo nati, ma perché nel nostro cervello è “installato” un software che in determinati contesti ci fa reagire in modo timido o ci pone in uno stato d’animo di depressione o di tranquillità e così via... E come qualsiasi altro software installato nel nostro cervello si può riscrivere in modo da renderlo più utile.

Esistono degli stati d’animo potenzianti che sono utili in qualsiasi situazione: sentirsi sereni, rilassati, gioiosi, sicuri di sé - ad esempio – sono condizioni che ci permettono di vivere meglio in ogni contesto. Col tempo impareremo a “richiamare” gli stati d’animo più utili. Ciò avrà anche un ulteriore grande vantaggio: man mano che educheremo il nostro cervello a richiamare stati d’animo potenzianti e quindi ad interpretare sotto una nuova luce gli eventi esterni, renderemo tale processo automatico. E così, a poco alla volta, non dovremo fare alcuno sforzo per rilassarci ed essere sereni, perché il nostro cervello avrà acquisito nuovi filtri attraverso cui interpretare il mondo ed applicherà questi nuovi filtri in modo automatico.
Ci troveremo quindi a vivere una vita più serena e rilassata e ciò avrà degli effetti positivi su ogni cosa che ci accingeremo a fare.

Del resto ognuno di noi conosce delle persone che si trovano in uno stato d’animo di gioia e allegria per la maggior parte del tempo. Quando le incontri le trovi sempre sorridenti, sembra che non abbiano problemi e sei portato ad invidiarle un po’. Pensi: “beato lui che non ha problemi ed è così spensierato...”. Ma pensi davvero che quelle persone non abbiano problemi? Pensi davvero che tutte quelle persone non abbiano un parente malato o un problema con il mutuo o un figlio che frequenta cattive amicizie? La loro grande virtù è la capacità di fare in modo che i problemi non condizionino completamente la loro esistenza. Sono in grado di interpretare gli eventi esterni in modo tale da non dare eccessivo peso agli aspetti negativi. Al contrario sono più propensi ad amplificare gli aspetti positivi di ogni situazione, perché hanno educato il loro cervello a comportarsi in questo modo.
Capita la stessa cosa, ma all’inverso, alle persone depresse o infelici. Queste persone non sono nate depresse o infelici: da bambini giocavano allegramente come tutti i loro coetanei. Poi hanno iniziato ad interpretare gli eventi in modo da porsi, più spesso degli altri, in uno stato di sofferenza e depressione. E lo stato d’animo nel quale si ponevano non era utile per uscire da quella condizione: quelle persone si sono trovate in un vortice che le ha fatte sprofondare sempre più in uno stato di depressione. L’essere depressi fa interpretare ogni cosa sotto una luce negativa e così anche gli eventi positivi della loro vita venivano oscurati dal loro stato d’animo, venivano interpretati in modo abnorme. Ad un certo punto il filtro del loro cervello è diventato automatico e sono arrivate al punto di “cronicizzare” lo stato d’animo di depressione.
Ma se ti fai descrivere gli eventi che hanno caratterizzato la vita di una persona che si ritiene depressa non noterai sostanziali differenze rispetto alle esperienze di una persona che si ritiene felice: gli eventi positivi come quelli negativi sono capitati ad entrambi. Entrambi hanno subito un lutto grave, ma hanno anche vissuto un grande amore. Entrambi hanno ottenuto un risultato di cui si ritengono fieri così come entrambi hanno conosciuto il fallimento.
Le persone che di indole sono più solari e gioiose, che non si fanno ammorbare dai problemi o comunque che non fanno in modo che i problemi condizionino l’intera loro esistenza, non fanno alcuno sforzo per trovarsi in questa condizione. Hanno semplicemente imparato a vedere le cose sotto una certa prospettiva che è potenziante: infatti permette loro di trovarsi in uno stato d’animo più utile per affrontare il quotidiano e i problemi stessi. Di conseguenza proprio questa loro capacità permette loro di affrontare i problemi in modo diverso, più efficace e veloce.
La differenza la fa sempre il filtro con cui si interpretatano le cose, la lente attraverso la quale si osservano gli eventi. Si impara ad essere felici. All’inizio bisogna fare un certo sforzo: è necessario forzare il nostro cervello a vedere le cose da un’altra prospettiva, sotto una nuova lente. Ma lo sforzo sarà presto ripagato, perché quando il nuovo filtro sarà completamente acquisito dal nostro cervello, ci troveremo ad applicarlo in modo automatico. E non sarebbe meraviglioso trovarsi in uno stato di “felicità cronica”?

9 commenti:

Francesco ha detto...

"Nota che, parlando di stati d’animo, ho sempre lasciato intendere che sei tu a decidere come interpretare gli eventi e quindi ho sempre scritto che sei tu a “scegliere” lo stato d’animo nel quale ti trovi. Capisco che le tue attuali convinzioni potrebbero suggerirti il contrario, ma ti assicuro che è così."

Concordo con buona parte di ciò che dici ma non siamo noi a scegliere lo stato d'animo nel quale ci troviamo se ci sono profondi traumi che ci condizionano.
Concordo che si possa fare molto per non far emergere questi stati d'animo, ma solo se riesce ad intaccare la fonte, magari lontana nell'infanzia, dello stato d'animo non piacevole.
L'origine del notro stato d'animo non è affatto una scelta. Lo possiamo manipolare in positivo e in negativo, ma sulla SCELTA sono completamente in disaccordo. Questo non ci sottrae dalla responsabilità che se vogliamo cambiare le cose dobbiamo agire in prima persona. Qui c'è la scelta!

Francesco ha detto...

Ti chiedo, cosa rappresenta per te, oggi, il trauma infantile? Quando qualcuno dice "ho un trauma che mi condiziona in negativo", cosa realmente intende dire? Cosa provoca oggettivamente quella sofferenza? E' forse qualcosa di materiale, tipo un aggeggio meccanico che ti procura dolore ad intervalli regolari? No di certo. Allora il trauma che hai avuto 10 o 20 anni fa, oggi cos'è? Ti dico io cos'è: è una sequenza di pensieri, di immagini mentali che ogni volta che si ripropongono nella tua mente ti procurano una sofferenza enorme e ti condizionano. Ma ogni volta che parliamo di qualcosa che succede nel nostro cervello, abbiamo il potere di modificarlo, perché il "nostro cervello" siamo NOI e possiamo imparare ad assumerne il pieno controllo. Possiamo SCEGLIERE di non farci maltrattare continuamente dai quei pensieri. Ecco dov'è la scelta.

La ragazza che viene stuprata soffre quando subisce la violenza. A partire dal giorno dopo può fare una SCELTA: riproporsi mille, diecimila, centomila volte quelle immagini nella sua mente e violentarsi mille, diecimila, centomila volte ancora. Oppure puo scegliere di indirizzare i suoi pensieri altrove, di smorzare le sensazioni legate all'esperienza negativa, al limite rimuoverla dal suo cervello. E dov'è l'utilità di violentarsi 100 volte al giorno riproponendosi sempre le stesse immagini ogni giorno per tutta la sua vita? E se si ri-violenta ogni santo giorno per 10 anni evidentemente condizionerà completamente la sua vita, ogni sua azione sarà condizionata dai suoi pensieri ricorrenti, acquisirà particolari comportamenti e abitudini, precipiterà in un vortice. Ma chi ha scelto, se non lei, di violentarsi ogni giorno, di ripercorrere ogni giorno quella strada, di rivedere ogni giorno quell'uomo che sbucava dall'angolo, di riprovare ogni giorno quelle terribili sensazioni sul suo corpo? Chi se non lei? Ecco dov'è la scelta. Perchè quando parliamo di qualcosa che succede nel nostro cervello, allora vuol dire che siamo noi a permetterla, perché NOI siamo il nostro cervello. Il nostro cervello non è un oggetto indipendente che ci comanda. Siamo noi che dobbiamo imparare a gestirlo.

Ben inteso, quella persona non ha nessuna colpa se quel trauma infantile le ha rovinato la vita, perché nessuno le ha dato il libretto di istruzioni del cervello. Ma in ogni momento della nostra vita possiamo imparare a gestire il nostro cervello e di conseguenza i nostri pensieri. E quindi possiamo SCEGLIERE quanto piacere o quanto dolore provare. Perché il piacere e il dolore non sono altro che reazioni chimiche prodotte dal nostro cervello. Possiamo scegliere ogni giorno cosa pensare e in che modo pensarlo.

Con questo non dico che sia facile superare un trauma, soprattutto se abbiamo permesso al nostro cervello di sguazzarci dentro per decenni. Ma di sicuro se oggi siamo quel che siamo è perché noi abbiamo permesso al nostro cervello di fare quel che voleva. E questa è stata una nostra scelta. La PNL è appunto il libretto di istruzioni del nostro cervello.

Francesco ha detto...

Trauma è tutto ciò che vivi col corpo-mente dove spesso la scelta ci può fare ben poco, quando ti svegli la mattina ed è come se ti fosse passato un tir sopra. Che scelta c'è di star male al risveglio dopo che magari la sera si stava molto meglio.
Che scelta c'è quando tanta gente, inconsapevole, anche per mancanza di mezzi per cui non sa che esiste una alternativa, si ritrova a vivere in circoli viziosi che non riesce ad interrompere.
Che scelta c'è quando in un paese si vota sotto bombardamento ipnotico di uno che dice e fa cazzate.
Non tutti siamo esperti di PNL o sappiamo che esiste la PNL.
Che significa riprogrammare il cervello? Come se noi fossimo tutto cervello, senza un corpo, in è marcato in modo profondo tutto il nostro passato, anche quello di cui non siamo consapevoli.
Gran parte di ciò che ci accade avviene ad di là della nostra soglia di attenzione, e a volte accadono delle cose che lasciano il segno.
Dov'è la scelta di star male per qualcosa di cui non abbiamo idea?

"E quindi possiamo SCEGLIERE quanto piacere o quanto dolore provare. Perché il piacere e il dolore non sono altro che reazioni chimiche prodotte dal nostro cervello."
Ma quando mai!! Se il dolore o il piacere fossero solo un problema di chimica (e ti parlo da chimico) la depressione non esisterebbe, come dimostra l'inefficacia degli antidepressivi, nel risolvere il problema alla base di una depressione. E' anche chimica il nostro cervello ma c'è ben altro.

Si trascura che c'è una vita che va al di là delle nostre scelte perchè in gran parte siamo delle spugne incosapevoli, e molte scelte sono dettate da questo.

Possiamo SCEGLIERE di non far niente per continuare a soffrire o prendere in mano la nostra vita, non solo "riprogrammando il cervello"! Ma non basta fare questa scelta per smettere di soffrire, soprattutto dopo che la sofferenza dura da decenni spesso senza saperne le ragioni, che vengono a galla solo se si scava.

Non siamo degli automi semplicemente programmabili. In parte con la PNL si può fare qualcosa, ma ti chiedo quanta gente, in percentuale, che si avvicina alla PNL in modo serio, che ha problemi che non sono di semplice comunicazione o di relazione, ma che ha problemi seri di salute psico-fisica, riesce a risolvere i suoi problemi?

Si riportano sempre gli esempi positivi, ma non si parla mai di percentuale di successo, forse perchè si crede dell'infallibilità della tecnica per cui il problema si scarica su chi non riesce a risolvere il suo problema.
Questo vale anche per molte altre discipline. Il discorso se c'è riuscita una persona ci posso riuscire anch'io vale fino ad un certo punto. Ci sono forze dentro di noi che si oppongono al cambiamento di cui non abbiamo la minima idea. Alcune tecniche, tipo EFT (che conosco per aver fatto un paio di corsi) sono in grado di metterle in evidenza e di neutralizzarle. Ma non è così scontato quando i problemi sono complessi ed intrecciati, nel corpo-mente visto come UNITA'.

cont...

Francesco ha detto...

A proposito dell'uso della parola, in modo terapeutico, ti consiglio di leggere un libro "Logosintesi" qualcosa che a mio avviso è rivoluzionario.

Ti renderai conto che non basta la semplice Scelta se si devono affrontare situazioni serie. Anche perchè quando si è in tale stato la scelta in se è offuscata dalla sofferenza, per cui come fai a portare avanti qualcosa in uno stato in cui credere in ciò che fai è una variabile strettamente connessa al tuo stato d'animo.

Nella PNL, di cui sto leggendo alcuni libri, trovo delle intuizioni importanti, non a caso assorbite da tecniche tipo EFT, ma pur avendo seguito un corso di PNL introduzione di ca. 3 ore, anche seguendo alcuni blog, compreso il tuo, mi sono convinto che, almeno per il momento non ha senso investire tempo e risorse nella PNL. Sono sempre pronto a cambiare idea, ma le psicologie energetiche, tipo EFT, logosintesi, ed altre, in cui a volte ci sono dei concetti di PNL, in modo esteso, oggi possano dare molto di più, almeno per quello che è la mia percezione del mondo, la mia mappa, per usare un linguaggio a te comune.

Grazie per aver contribuito a chiarirmi alcuni aspetti, che adesso metto in secondo piano, anche se non mollo niente, perchè comunque tutta la conoscenza umana è connessa e anche ciò che si condivide meno o per niente, è utile per capire in che direzione andare, per avere OGGI le idee chiare al bivio della SCELTA, non escludendo che per quel bivio, DOMANI, si possa ripassare e prendere la via prima esclusa.

Francesco ha detto...

Ciao Francesco,
il discorso si fa complesso. Tengo solo a precisare che no mi ritengo esperto di PNL. Sono uno che ha letto diversi libri e che ha sperimentato delle tecniche che nel mio caso hanno funzionato e che quindi le ripropone nella speranza che possano essere utili a qualcun altro. Io mi sono convinto che, se la sofferenza è nella mia mente, ho strumenti sufficienti per gestirla e annullarla. Queste convinzioni sono state rinforzate dalle esperienze che ho fatto e dalle tecniche che ho applicato. Mi permetto umilmente di ipotizzare che, nel tuo caso, il limite al cambiamento siano le tue attuali convinzioni limitanti. Così come hai scritto in un vecchio commento, non sei convinto di "potercela" o "volercela" fare. Nel tua attuale condizione, non troverai nessuna risposta, né nella EFT né nella PNL o nell'autoipnosi. La tua mente non ti permetterà mai di trovare una soluzione ad un problema relativamente al quale è fermamente convinta che non ci siano soluzioni (o che potrebbero anche non essercene). Non puoi trovare risorse per risolvere un problema se sei convinto che quel problema sia irrisolvibile (o se semplicemente hai dei dubbi sul fatto che si possa risolvere). Ed è così che magari senti il bisogno di attaccarti ad una parola, ad una frase, come la parola "SCELTA" o quasi sperare di scovare un'incongruenza, per dire "in fondo lo so che è proprio così, che da questa situazione non se ne esce". Io ho messo in discussione tutta la mia vita, ho buttato nel cesso 10 anni di comportamenti, di formalismi, di falsi miti, di mete che mi avevano creato altri e di false illusioni di essere sereni. Secondo me dovresti imparare a crearti dei dubbi su ciò in cui oggi credi fermamente. In quanto ai libri di PNL ti sconsiglio di iniziare con libri che elencano tecniche più o meno miracolose (sulla PNL c'è tanta speculazione e di conseguenza tanta merda in giro)... ti consiglio di partire con il libro "PNL è libertà" di Bandler e Owen Fitzpatrick. In bocca al lupo

Francesco ha detto...

Sono almeno 8 anni che sto dietro ai miei molteplici malanni, e dai trattamenti allopatici classici, che non hanno dato le risposte che cercavo, tra le varie cose, sono giunto a discipline una volta molto lontane da ciò che pensavo, come l'omoepatia che mi ha aiutato negli ultimi tre anni a cambiare radicalmente impostazione.
I benefici ci sono ed anche rilevanti, ma rimangono sempre sotto la soglia di percezione di una svolta nella qualità della vità, che rimane precaria.
Mi sono attaccato al termine "SCELTA" perchè come ogni allergico ho bisogno di un allergene anche quando non c'è. E comunque non ritorno indietro su molti aspetti discussi. Io vedo la questione SCELTA, per come sono le mie percezioni oggi. Non posso scegliere il mio stato d'animo ma posso agire per modificarlo e per cambiare il terreno da cui emerge in modo negativo.
Non sono convinto che non ci siano soluzioni. Non ho piena percezione sul fatto che tutto ciò che faccio sia in grado di risolvere i miei problemi a livello di qualità della vita complessiva. Se guardo bene su tanti aspetti minori, anche con l'EFT da pochi mesi, ho ottenuto dei miglioramenti. E' anche una questioni di aspettative. Adesso sto provando anche la logosintesi estremamente potente come l'EFT, ma come per ogni aspetto complesso la soluzione non è immediata e bisogna anche darsi il tempo di assorbire i cambiamenti comunque in atto. E soprattutto, il mio più grande punto debole, la costanza è fondamentale. Sono costante nell'incostanza al momento.
Non sono cose da centometristi. Bisogna mettersi nell'ottica del maratoneta, che va piano ma lontano.

Quando il corpo viene intaccato profondamente dal modo di agire per decenni, bisogna avere bene in mente cos'è il corpo. Tutte le discipline affermano che è molto più facile agire su aspetti emotivi-psicologici, convinzioni, se queste non si sono materializzate come sintomi fisici, malesseri che a volte è anche difficile dire cosa siano.
Al di là di ciò che penso di me, sono convintissimo della reversibilità di qualsiasi cosa.

"Secondo me dovresti imparare a crearti dei dubbi su ciò in cui oggi credi fermamente".
Vivo di dubbi da una vita solo che esagero spesso, e quindi pur aver ribaltato convinzioni radicali di fondo, sulla scienza, sulla spiritualità, il fatto che il dubbio tenda a prevalere mi impedisce di mettere dei punti fermi sui quali lavorare con determinazione, senza mettere in croce il punto raggiunto il giorno prima.

Sulla PNL quello che mi consigli è il primo libro che ho preso, ma poi mi sono concentrato su "Sleight of Mouth" e ultimanente su "Il tempo per cambiare" di Bandler.

Grazie per lo scambio di opinioni
Francesco

Francesco ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Francesco ha detto...

Se vuoi leggere Bandler ti consiglio di partire dai suoi primi scritti, quelli che pongono le basi ("metamorfosi terapeutica" e "usare il cervello per cambiare") e poi non disdegnare il grande motivatore tony robbins...

Francesco ha detto...

In effetti hai ragione su Bandler. Tony Robbins è il primo che ho letto anni fa quando non sapevo cosa fosse la PNL

Grazie