sabato 21 novembre 2009

Obiettivi e stati d'animo

Qualche post fa abbiamo parlato di obiettivi. Abbiamo visto come sia importante avere degli obiettivi ben formati, ossia definiti in modo dettagliato, quantificabili e che abbiano una data di scadenza (cioè un termine ultimo entro il quale debbano essere realizzati).

Avere degli obiettivi è fondamentale: la necessità di crescere e di migliorarsi è insita nella natura umana e quindi il primo requisito per considerarci "vivi" è definire la direzione che ci porterà a migliorarci. Le persone che ad un certo punto della vita smettono di chiedersi in che modo possono migliorare e acquisiscono un atteggiamento mentale di staticità, si avviano inesorabilmente a spegnersi.

Ma abbiamo anche parlato di stati d’animo e di come quest’ultimi siano indipendenti dagli eventi esterni e completamente sotto il nostro controllo. Non è facile prendere il totale controllo delle nostre sensazioni: c’è bisogno di tempo e di un allenamento continuo, ma è possibile.
Abbiamo inoltre dimostrato come la qualità di ogni nostra azione dipenda dallo stato d’animo nel quale ci troviamo. Cambiando il nostro stato d’animo recuperiamo automaticamente le giuste risorse che ci consentono di perseguire in modo adeguato questo o quell’obiettivo.

A questo punto però è necessario fare un’importantissima precisazione: il bisogno di migliorarsi da parte di un individuo e il suo stato d’animo sono concetti indipendenti. Guai a collegare uno stato d’animo di piacere solo all’idea di raggiungere un obiettivo. Questo sarebbe l’errore più grande che potremmo fare.

Quante persone hanno l’obiettivo di migliorare la propria situazione finanziaria? Nella maggior parte dei casi hanno creato nella loro mente una serie di meccanismi per cui l’idea del piacere e della felicità è ancorata al momento in cui raggiungeranno l’obiettivo finanziario prefissato. Di conseguenza saranno disposte a fare attività stressanti, faticose e poco gratificanti pur di raggiungere quella meta. Questi individui ritengono che il raggiungimento di quell’obiettivo possa dar loro felicità e che, per raggiungere questa determinata condizione, debbano inevitabilmente percorrere un tragitto caratterizzato da sacrifici e sofferenza. Probabilmente queste persone rimarranno molto deluse quando raggiungeranno il loro obiettivo: lo stato d’animo negativo nel quale si sono immerse per lughi periodi, impedirà loro di godere appieno dei risultati raggiunti.

In realtà l’atteggiamento che dobbiamo avere nei confronti dei nostri obiettivi deve essere invertito: non è l’obiettivo in sè che deve darci piacere, ma dobbiamo provare gioia ed entusiasmo all’idea di percorrere un tragitto che ci avvicinerà gradualmente al nostro obiettivo. Non dobbiamo costringerci a sacrificarci per anni in attesa di un fantomatico momento di liberazione nel quale potremo dar libero sfogo alla nostra felicità. Ma dobbiamo godere di ogni singolo passo che ci permette di avvicinarci al nostro traguardo. E’ l’idea di avvicinarci sempre più alla meta che deve entusiasmarci, non la meta stessa.

Allora non commettiamo l’errore di collegare l’idea del piacere al momento in cui avremo raggiunto l’obiettivo, altrimenti potremmo ritrovarci in uno stato d’animo di perenne insofferenza. E ricorda che la qualità delle nostre azioni dipende dallo stato d’animo nel quale ci troviamo. E quando siamo immersi continuamente in uno stato d’animo che non ci è congeniale, agiamo in modo poco incisivo, anzi rischiamo di creare i presupposti per un autosabotaggio e quindi per il fallimento. E’ questo uno dei motivi per cui molte persone si prefiggono degli obiettivi e inevitabilmente falliscono. Pensano: "come sarebbe bello se avessi una casa tutta mia" oppure "come sarebbe bello se imparassi questa abilità". E nel momento in cui lo dicono già associano l’idea di piacere al momento preciso in cui avranno realizzato il loro obiettivo, senza preoccuparsi di studiare un percorso di avvicinamento alla meta che sia di per sè gratificante ed entusiasmante. Un altro caso tipico è quello delle persone che vogliono incrementare i propri guadagni e si ritrovano a svolgere attività che odiano. Magari lavorano 12 ore al giorno, si sottopongono a degli stress enormi. E tutto ciò in attesa che arrivi quel giorno in cui potranno dire: "ce l’ho fatta! ho raggiunto il mio obiettivo finanziario". Sarebbe una gioia effimera, che durerebbe poche ore: perché quelle persone avranno ancora in circolo le "scorie tossiche" di anni e anni di sacrifici e privazioni. Avrebbero educato la loro mente a sopportare grandi sacrifici, a fare le cose controvoglia, a soffrire in attesa della liberazione e questo atteggiamento acquisito impedirà loro di provare veramente piacere. E così quelle persone rimarranno deluse dal fatto che la meta che si erano prefissate non gli abbia dato il livello di soddisfazione che speravano (come se il piacere fosse insito nell’evento esterno e non fosse "programmato" dai noi stessi). Ed ecco che il circolo vizioso ricomincerà: "se ho raggiunto questa meta, ma non mi ha dato le soddisfazioni che mi aspettavo, allora vuol dire che non è sufficiente. Devo ottenere di più. Devo fare un ulteriore scatto di carriera o espandere la mia attività o devo migliorare questa mia abilità e così via...". E non fanno altro che ripetere all’infinito l’errore che hanno commesso fin dall’inizio: associare l’idea del piacere ad un evento futuro e sacrificarsi per cercare di ottenerlo. E quando lo raggiungeranno non saranno soddisfatti. Il circolo vizioso ricomincerà e le frustrazioni aumenteranno sempre di più.

Ora ci sono persone che ad un certo punto si stancano di sacrificarsi e di soffrire e allora abbandonano la gara. E’ piuttosto normale: il nostro cervello non si trova a suo agio in una condizione di stress permanente e prima o poi potrebbe creare i presupposti per "ritirarsi dalla corsa". E’ comunque una condizione che genera frustrazione, perché l’idea di non aver raggiunto degli obiettivi che ci si era prefissati genera sempre una certa sofferenza. Poi ci sono delle persone che hanno esercitato a tal punto la forza di volontà e lo spirito di sacrificio che vanno avanti a tutti i costi. Si sovraccaricano di stress e di sensazioni negative perché l’idea di dover raggiungere il "piacere" è troppo allettante. Ma come già spiegato queste persone non riusciranno mai a godere appieno dei risultati raggiunti, perché avendo educato per anni la propria mente in un certo modo, avranno perso completamente l’abitudine a "godersi il momento". E anche queste persone, tirando le somme, vivranno una condizione di perenne frustrazione, perchè si troveranno a rincorrere una "carota" che non raggiungeranno mai. Ma non perché sia irraggiungibile, ma perché loro stessi hanno deciso (più o meno incosapevolmente) di collocare l’idea del piacere all'ottenimento di qualcosa che non riusciranno mai a stringere tra le mani.

E allora qual è la soluzione? La soluzione sta in ciò che ho premesso in questo post. Il raggiungimento degli obiettivi è (e deve) essere indipendente dagli stati d’animo che proviamo. Per uscire da quel tremendo circolo vizioso dobbiamo prendere piena consapevolezza del fatto che siamo padroni dei nostri stati d’animo e per essere felici non abbiamo bisogno assolutamente di NIENTE. Possiamo decidere di essere felici adesso. Basterebbe un esercizio di 5 minuti per fare provare a qualsiasi persona una sensazione di estasi. Ho già speso fiumi di parole su come poter dirigere i nostri stati d’animo: in passato in questo blog abbiamo parlato di come cambiare le sensazioni governando i nostri pensieri, gestendo la postura del nostro corpo, applicando delle precise "ricette" che attivano determinati stati d’animo. Abbiamo tutti gli strumenti per metterci in uno stato di serenità a prescindere. E visto che la qualità delle nostre azioni dipende dallo stato d’animo nel quale ci troviamo, quando siamo sereni e gioiosi agiamo anche in modo molto più produttivo e gratificante e quindi ci avviciniamo ai nostri obiettivi più velocemente e con strumenti più incisivi.

L’obiezione che potresti rivolgermi è la seguente: "perché dovremmo porci degli obiettivi, se possiamo essere felici già adesso senza alcun pretesto?"
Sarebbe una giusta osservazione: ma dobbiamo comunque fare i conti con il nostro bisogno innato di progredire, di crescere e migliorarci. Certo possiamo (e dobbiamo) provare sensazioni piacevoli a prescindere dal raggiungimento dei nostri obiettivi. Dobbiamo (e possiamo) essere felici anche quando falliamo. Ma non possiamo rimanere in una condizione di immobilismo per lungo tempo: c’è qualcosa dentro di noi che ci spinge a perfezionarci e con la quale dobbiamo fare i conti. Ecco perché non possiamo prescindere dal porci degli obiettivi e dall’impegnarci per raggiungerli.

Ora però possiamo scegliere: o scegliamo di essere felici quando avremo raggiunto il nostro obiettivo oppure decidiamo di perseguire i nostri obiettivi felicemente.
Si tratta effettivamente di una scelta, cioè di qualcosa di cui noi possiamo decidere consapevolmente. Sono due approcci completamente diversi: possiamo ritenere di aver bisogno di quell’obiettivo per stare bene. Oppure possiamo stare bene a prescindere dal raggiungimento di quell’obiettivo, ma comunque impegnarci ad ottenerlo per stare meglio. Possiamo associare l’idea di felicità al momento in cui avremo raggiunto la nostra meta oppure essere felici per il fatto di perseguire una meta, cioè godere del tragitto che ci porterà ad avvicinarci sempre più al nostro obiettivo.
E quando percorri una strada e provi piacere già nel percorrerla (a prescindere da quanto sia lunga e da quanto tempo ci vorrà per arrivare alla fine) allora non corri il rischio di autosabotarti o di provare sensazioni negative. Perché è già il percorso di avvicinamento alla meta (e non la meta stessa) a procurarti piacere.

Tirando le somme, il discorso di cui sopra può riassumersi in due parole: abbiamo bisogno di obiettivi per poter soddisfare il nostro innato bisogno di crescita. Ma il piacere va associato al percorso che faremo per raggiungere l’obiettivo piuttosto che all’idea di raggiungere l’obiettivo stesso.

Ti ricordo che per qualsiasi chiarimento puoi lasciare un commento al post.

1 commento:

Anonimo ha detto...

veramente un bel articolo.

Associare il piacere non tanto al raggiungimento dell'obiettivo, vivendo magari con uno stato d'animo sacrificato, ma vivere godendo di ogni singolo passo verso l'obiettivo ... trovo che sia un approccio giusto per affrontare ogni problematica.