lunedì 3 agosto 2009

La PNL per cambiare le nostre convinzioni

Continuiamo a parlare di convinzioni limitanti e di come possiamo modificarle. In questo post utilizzeremo alcuni strumenti messi a disposizione dalla PNL per liberarci di convinzioni che ci limitano e sostituirle con altre che riteniamo più utili e potenzianti.
Nel penultimo post ho introdotto una tecnica che prevede un’analisi razionale delle nostre convinzioni finalizzata ad individuare delle “falle” che ci permettano di non essere del tutto certi della veridicità delle nostre credenze: insinuando qualche dubbio e allo stesso tempo avvalorando una credenza potenziante, opposta a quella di cui vogliamo liberarci, riusciamo a cambiare la percezione delle cose.

Con l’esperimento di oggi cercheremo di ottenere lo stesso risultato intervenendo direttamente sulle submodalità delle nostre credenze. Si tratta quindi di una tecnica molto più diretta della precedente, in grado di darci dei risultati immediati e che può essere usata a prescindere dal metodo precedente o, meglio ancora, per rafforzarlo e integrarlo.

Cos’è una credenza in termini di rappresentazioni interne? Come abbiamo più volte visto in passato, ogni informazione contenuta nel nostro cervello è codificata sotto forma di immagini, suoni e sensazioni che hanno determinate caratteristiche. Di conseguenza anche ciò in cui crediamo fermamente, così come ciò di cui dubitiamo, è rappresentato nella nostra mente mediante un preciso set di submodalità.

Per cambiare una convinzione dobbiamo procedere in questo modo:
  • Individuiamo le submodalità che associamo a qualcosa a cui crediamo fermamente.
  • Individuiamo le submodalità che associamo a qualcosa di cui dubitiamo.
  • Applichiamo le “submodalità del dubbio” alla nostra credenza limitante, in modo da rappresentarla come un dubbio e non più come una certezza.
  • Individuiamo una nuova informazione potenziante (che è evidentemente rappresentata come dubbio) e applichiamo ad essa le "submodalità della convinzione" in modo da trasformarla in una credenza potenziante.

Ad un primo sguardo la procedura potrebbe risultare difficile da applicare, ma in realtà non lo è. Un esempio chiarirà tutto.

In primo luogo individuiamo le submodalità che associamo alle forti convinzioni. Pensiamo a qualcosa di cui siamo certi. Possiamo pensare a ciò che abbiamo realizzato in passato, ad un hobby che pratichiamo abitualmente o ad un aspetto del nostro carattere: l’importante è che avvertiamo di essere convinti di ciò a cui stiamo pensando. Inevitabilmente si formeranno nella nostra mente delle immagini, eventualmente associate a suoni e accompagnate da sensazioni. Qui dobbiamo stare attenti ad individuare tutte le submodalità che caratterizzano le immagini, i suoni e le sensazioni che si formano nella nostra mente. Per l’elenco delle submodalità a cui dobbiamo porre attenzione fai riferimento al post precedente.

Supponiamo che io abbia la seguente convinzione: “sono una persona sportiva, amo fare attività fisica e stare all’aria aperta”. Poichè ho dei riscontri pratici sul fatto di essere uno sportivo e di amare la vita all’aria aperta, non avrò alcun dubbio quando pronuncerò questa frase. Ma questa informazione è codificata nella mia mente in un certo modo: che immagini si formano quando penso alla mia convinzione (o quando la pronuncio ad alta voce)? Potrei rivedermi mentre faccio una corsetta in un parco o mentre gioco a calcetto. Ma come sono queste immagini? Vedo nella mia mente una sorta di film o delle immagini statiche, come se fossero delle diapositive? Mi vedo in modalità associata o dissociata? I colori sono brillanti? Qual è la posizione delle immagini nel mio campo visivo mentale? Ascolto dei suoni (come ad esempio il rumore delle scarpette da ginnastica sulla terra battuta)? Avverto una tensione in qualche muscolo? Quanto è intensa quella sensazione? Insomma cerchiamo di raccogliere quante più informazioni possibili su ogni submodalità associata a immagini, suoni e sensazioni prendendo spunto dall’elenco pubblicato nel post precedente.

Ora applichiamo lo stesso procedimento, ma ad un’informazione di cui dubitiamo. Pensiamo a qualcosa che ci crea dei dubbi e vediamo cosa si forma nella nostra mente. In questo caso dobbiamo fare attenzione a non prendere in esame un’informazione che riteniamo palesemente falsa: infatti quando consideriamo falsa un’informazione ci riferiamo comunque ad una caratteristica di cui siamo convinti, quindi è probabile che quell’informazione abbia le stesse submodalità della convinzione già individuate nel caso precedente.
Pertanto prenderemo in esame qualcosa di cui dubitiamo. Evidentemente in questo caso le submodalità saranno diverse perché la nostra mente non può rappresentare allo stesso modo ciò di cui è convinta e ciò di cui dubita. Così potremmo scoprire che, mentre le immagini associate alle nostre convinzioni sono grandi, nitide e luminose, quelle associate al dubbio sono piccole e sfocate. Mentre rappresentiamo le convinzioni tramite una film mentale, il dubbio è rappresentato con immagini fisse. Ovviamente tali submodalità sono indicative e ognuno ha il suo sistema di rappresentazione. L’importante è prendere nota delle differenti submodalità che caratterizzano le nostre convinzioni e i nostri dubbi.

Ora applichiamo le submodalità del dubbio alla nostra credenza limitante, cioè alla convinzione che vogliamo cambiare. Così se credevamo di “essere negati per il disegno” e rappresentavamo tale informazione con le submodalità della convinzione, sforziamoci di rappresentare quello stesso concetto con le caratteristiche del dubbio. Potremmo ad esempio rimpicciolire le immagini, scurire i colori o renderli più sfocati, spostare le immagini in alto o a destra... insomma applicare le giuste submodalità affinché in nostro cervello codifichi quell’informazione come qualcosa di cui dubitare e non più come qualcosa in cui credere.

Dopo aver applicato le varie submodalità, prendiamoci qualche minuto per ripensare più volte alla vecchia credenza con le nuove submodalità: noteremo che effettivamente ciò a cui prima credevamo non ci dà più quel senso di sicurezza e convinzione, ma al contrario ci comunica dubbio e incertezza. Ciò potrebbe provocarci al principio un senso di smarrimento: perdere improvvisamente un convinzione mantenuta per anni può generare questi effetti.

Ora prendiamo l’informazione che vogliamo trasformare in una credenza potenziante. Il nostro compito è quello di applicare a questa informazione (che è ancora rappresentata come dubbio), tutte le submodalità della convinzione in modo che il nostro cervello la codifichi come qualcosa a cui credere fermamente.

Quando i due processi saranno ultimati (trasformazione della credenza limitante in dubbio e acquisizione di una nuova credenza potenziante), dovremmo fin da subito notare nuove predisposizioni e nuovi orientamenti da parte del nostro cervello.
Ricorda che la mente impara molto velocemente: quando cambiamo la rappresentazione di una nostra informazione, il cervello la memorizza rapidamente e anche in futuro ce la ripropone nella nuova forma, a meno che non intervengano altre esperienze o informazioni esterne che ne modifichino nuovamente la rappresentazione. Così se dopo un giorno ripensiamo alla nostra (ex) credenza limitante, la troveremo ancora codificata come dubbio. E’ comunque opportuno nei giorni successivi fare dei test per vedere se le informazioni vengono codificate con le nuove submodalità. Dobbiamo quindi ripensare alla nostra originaria credenza limitante e verificare se è rappresentata come un dubbio e al tempo stesso dobbiamo accertarci che la nostra nuova credenza potenziante sia rappresentata come qualcosa di cui siamo convinti. Se notiamo che le submodalità sono cambiate, eseguiamo nuovamente l’esercizio in modo da ristabilire le giuste submodalità.

Quando si eseguono questi esercizi bisogna porre particolare attenzione alle submodalità: sono queste che comunicano al nostro cervello di credere o di dubitare di qualcosa. Se non le individuiamo correttamente o se le applichiamo in modo sbagliato o parziale possiamo dare al cervello delle informazioni diverse o inconsistenti. All’inizio è normale riscontrare qualche difficoltà nell’individuare le corrette submodalità di ogni nostra rappresentazione, ma con un po’ di allenamento ed eseguendo più volte l’esercizio su rappresentazioni diverse riusciremo prima o poi ad isolare tutte le submodalità che ci interessano.

Per coloro che si sono avvicinati da poco alla PNL, posso intuire quanto un esperimento del genere possa risultare insolito: sembra bizzarro che semplicemente cambiando la dimensione o i colori di una nostra immagine mentale, possano cambiare automaticamente le nostre convinzioni e di conseguenza alcuni aspetti del nostro carattere. L’efficacia di una tecnica va verificata sperimentandola e non semplicemente leggendola e ipotizzandone l’esito. Quindi il mio consiglio è di sperimentare e verificare di persona ponendosi però nei confronti della materia con un atteggiamento aperto e privo di pregiudizi.

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