venerdì 3 luglio 2009

Richiamare uno stato d'animo

Gli argomenti trattati negli ultimi 2 post sugli stati d’animo si possono rissumere in due punti:
  • Non sono gli stati d’animo a “dirigerci”, ma siamo noi a “dirigere” loro. Noi siamo in grado di gestire i nostri stati d’animo.
  • E’ importante trovarci nello stato d’animo adatto alla situazione che ci accingiamo a vivere perché il risultato di ogni nostra azione è direttamente influenzato dallo stato d’animo nel quale ci troviamo.

Oggi impareremo a richiamare uno stato d’animo, quindi a stimolare il nostro cervello in modo che lo stesso attivi determiate sensazioni.
Le tecniche che presenterò oggi potrebbero apparire come “la scoperta dell’acqua calda”, visto che già le applichiamo inconsciamente tutti i gioni. Il nostro attuale limite è che usiamo queste tecniche inconsapevolmente. Prendendone piena consapevolezza, impareremo a gestirle e a servircene al meglio.

Facciamo un esperimento. Prova ad immaginare la seguente esperienza in modo dettagliato e con colori vividi e brillanti:

Immagina di avere un bel limone giallo e luminoso davanti a te. Ora immagina di prendere un coltello e ti tagliare il limone in due: senti l’odore pungente del limone appena tagliato che ti avvolge. Ora immagina di prendere un pezzo del limone appena tagliato, di portarlo all’altezza della bocca e di spremerlo leggermente sulla lingua. Vedi le goccioline di limone che, ad una ad una, si posano sulla tua lingua. Prova ad aumentare la pressione sul limone. Immagina che tutto il succo contenuto nel limone si riversi sulla tua lingua.

Che sensazione provi mentre immagini le gocce di limone che scorrono sulla tua lingua? E' molto probabile che sia aumentata la tua salivazione, forse avrai provato quella sensazione “elettrizzante” che si verifica quando le nostre papille gustative vengono a contatto con l’acido citrico.

Questo esperimento ci dimostra una cosa importantissima: la nostra mente è in grado di provare sensazioni, non soltanto vivendo un’esperienza, ma anche semplicemente immaginandola. Tale concetto si può esprimere in altre parole dicendo che la nostra mente non fa differenza tra un’esperienza vissuta e un’esperienza vividamente immaginata.

Quanto più l’esperienza immaginata è dettagliata e caratterizzata da colori vividi e brillanti, tanto più la nostra mente è in grado di farci provare delle sensazioni fisiche, come se stessimo vivendo materialmente quell’esperienza.

Questa constatazione mi permette di aprire una parentesi: ricordi quando abbiamo detto che ciò che siamo oggi è conseguenza dei modelli che abbiamo avuto e delle esperienze che abbiamo vissuto? Allora, in virtù del fatto che la nostra mente non fa differenza tra un’esperienza reale e una vividamente immaginata, possiamo scegliere di cambiare, di acquisire nuovi modelli e comportamenti, di superare limiti e paure semplicemente vivendo mentalmente nuove esperienze che ci condizionino positivamente. Possiamo crescere e migliorare sfruttando semplicemente…. la nostra immaginazione.

E’ proprio ciò che facciamo quando applichiamo le tecniche di PNL: solo con l’aiuto dell’immaginazione riviviamo un’esperienza in modo diverso e ciò ci permette di codificare le nostre rappresentazioni interne in modo più utile. Quando nella tecnica per la cura delle fobie (presentata qualche giorno fa) abbiamo riprodotto la nostra esperienza in modo “dissociato”, abbiamo ingannato la nostra mente la quale ha rivissuto quell’esperienza con uno stato d’animo nuovo rispetto a quello solito. Ciò ha permesso al nostro cervello di ri-codificare quel genere di esperienza, associandole uno stato d’animo diverso. Nel caso specifico abbiamo eliminato da quella esperienza la sensazione di paura.

Ora torniamo al nostro scopo iniziale: richiamare uno stato d’animo. Il trucco è ormai svelato: è sufficiente immaginare, nel modo più vivido e dettagliato possibile, un’esperienza nella quale provavamo lo stato d’animo che vogliamo richiamare. Quanto più immaginiamo in modo preciso la nostra esperienza, tanto più proviamo le stesse sensazioni fisiche che hanno attraversato il nostro corpo quando abbiamo vissuto materialmente quell’esperienza.
Se poi, mentre stiamo immaginando quell’esperienza, aumentiamo gradualmente la dimensione delle nostre immagini mentali, noteremo un aumento proporzionale delle sensazioni provate. Più ingrandiamo le immagini e le rendiamo luminose, più il nostro corpo è “invaso” dallo stato d’animo che stiamo richiamando.

Un altro aspetto importante è la nostra fisiologia: ad ogni stato d’animo corrisponde una “conformazione” fisica del nostro corpo. Del resto ognuno di noi, semplicemente osservando un volto, sarebbe in grado di dire se quella persona è triste, felice o sicura di sè... Non c’è un solo stato d’animo a cui non corrisponda una certa fisiologia del corpo umano.
Se assumiamo una posizione del corpo incompatibile con lo stato d’animo che stiamo richiamando, l’esperimento di cui sopra non funzionerà. In altre parole se stiamo cercando di provare il sentimento di gioia immaginando un’esperienza piacevole della nostra vita, ma lo facciamo mentre “sprofondiamo” su una poltrona, con le braccia conserte e con la fronte aggrottata, evidentemente daremo al nostro cervello due segnali contraddittori.

Del resto basta fare un semplice esperimento: prova a pensare a qualcosa di spiacevole. Poi prova a sorridere e, mantenendo il sorriso, prova a ripensare a quell’esperienza spiacevole. E’ molto probabile che troverai difficoltà a rappresentarti mentalmente scene spiacevoli mantenendo il sorriso sulle labbra. Il nostro cervello resta disorientato da due segnali contrastanti.

Quindi, ad esempio, se dobbiamo affrontare una situazione nella quale vogliamo sentirci sicuri di noi stessi, dobbiamo prima di tutto acquisire la fisiologia giusta (busto dritto, mento alto etc...) per dare un chiaro segnale al nostro cervello. Dopodiché dobbiamo immaginare, nel modo più dettagliato possibile, un’esperienza significativa nella quale abbiamo ostentato sicurezza.

Quindi ricapitolando: abbiamo la possibilità di richiamare un qualsiasi stato d’animo perché ogni stato d’animo è una reazione chimica prodotta dal nostro cervello. Il pulsante che attiva la reazione chimica è costituito da una combinazione di immagini mentali (che rievocano lo stato d’animo) e di opportune “configurazioni” del nostro corpo (fisiologia).

Sappiamo già quanto sia importante saper richiamare uno stato d’animo, perché ogni nostra azione e reazione a stimoli esterni è influenzata dallo stato d’animo nel quale ci troviamo (come visto nel post precedente)
Nei prossimi post impareremo qualcosa di altrettanto importante: come "mantenere" lo stato d’animo dentro di noi una volta che lo abbiamo recuperato.

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